venerdì, Novembre 15, 2024

Paletti – Qui e ora: la recensione

Che Paletti (intervistato qui su indie-eye proprio sul suo ultimo album) ci abbia abituato alla sua indole bizzarra, eclettica e pronta ad esplodere da un momento all’altro, è cosa abbastanza nota. A due anni dall’uscita di Ergo Sum, il musicista bresciano torna sulle scene con un album carico di attese e di aspettative. Inevitabile, si penserà, quando a patrocinare l’album è un nome tonitruante come quello della Sugar, etichetta nel cui roster compaiono, fra gli altri, Elisa e Negramaro.

Qui e Ora è un album conformato per piacere, dieci pezzi che si appropriano di una sana freschezza per entrare nei mormorii mentali di chi ascolta e dove i suoni spingono sul pedale dell’elettronica e del pop di inizio anni ’80. Lo si intuisce sin dalla title track, Qui e Ora, che l’album sarà un manufatto di precisione e laboriosità che più che in passato accompagnano l’album: la raffinatezza dei suoni, gli arrangiamenti liquidi e cristallini, la scelta ad alto contenuto simbolico dell’artwork.

La marca “Paletti” si distingue forte e chiara, così come la ricorsività di certe figure standard del repertorio quali l’ironia pungente di fondo, il gusto per calembour e giochi di parole, i parallelismi metaforici. Tuttavia, in Qui e Ora il desiderio di affrancarsi dal Paletti delle precedenti edizioni traluce in ogni passaggio. Dove prima c’era il ragazzo ora c’è un uomo meno gaudente e più impostato, dove prima c’era l’amante ora c’è il compagno e il padre. Chiamiamoli scatti di maturità o con una banale riduzione cronologica, crescita, fatto sta che Paletti ha saputo fare tesoro degli anni di pausa ed ha attinto da ogni contesto e situazione la linfa delle propria poetica. Non si può dire quindi che la congiunzione fra i ritmi cardio aerobici di Avere Te o l’ipnosi kraftwerkiana di La La Lah e l’inventiva lessicale di Paletti sia un incontro infelice. E se un pezzo fra tutti può restituire la cifra di quest’arte, Barabba offre un terreno fertile, dove la velleità migliore di Paletti, ossia l’essere un paroliere di talento, emerge in tutta franchezza.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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