Da Stoccolma giunge l’album di debutto del trio Small Feet, Simon Stalhamre (voce e chitarrar), Jacob Snavely (basso) e Christopher Cantillo (batteria). From Far Enough Away Everything Sounds Like the Ocean è il primo LP della band, una torma di suoni dark, country-folk e riverberi glaciali. La voce di Simon si espande amplificata dagli spazi nordici, un timbro adamantino che non può non risultare struggente sin dal primo ascolto.
Voce, quindi, unita ad un sobrio tocco elettronico che allontana dolcemente l’album dall’essere fagocitato dalle dinamiche squisitamente folk e tramutarsi a sua insaputa in un surrogato country d’oltreoceano, così poco consono all’ambiente nativo da farne un emblema posticcio di tempi passati.
Fortunatamente From Far Enough Away Everything Sounds Like the Ocean mantiene lungo le dieci tracce un carattere risoluto e non ascrivibile ad altri e anche nelle ballate come Gold in cui il mix chitarra e tamburello potrebbe far urlare subito ad un Dylan, l’atmosfera percepita conduce lungo altre strade. Su quelle dell’inquietudine, tanto per cominciare, terreni pregni di suoni sinistri (All And Everyone) e gemiti che riverberano come richieste di salvataggio (Palm Trees). E quando la melodia potrebbe non essere sufficientemente esplicita, ci pensano i testi a riportare la mente dell’ascoltatore all’ordine, passandogli un testimone impegnativo come quello di Rivers e il suo “Lamenting the early death of a friend”. Insomma, From Far Enough Away Everything Sounds Like the Ocean non è un disco semplice e probabilmente non profuma di oceano come il titolo vorrebbe far credere. C’è uno spettro angustiato nella voce di Stalhamre le cui tribolazioni sono lontane cugine dei The War On Drugs e risuonano di onesta bellezza.