Strana creatura quella di Mirone / Pitruzzella / Giuffrida / La Russa / Montalbano, quintetto siciliano che ha battezzato il proprio progetto omaggiando il castello Utveggio, costruzione liberty della fine del novecento e che svetta sul promontorio del monte Pellegrino a nord di Palermo. Strana perché in una dimensione sonora che prende pezzi in egual misura dall’hardcore, il prog italiano dei settanta, le sfuriate acustiche e muscolari dei Marta sui tubi e la cultura nipponica, riesce ad inventarsi una declinazione bizzarra e non convenzionale di crossover, dove lo sconfinamento, la contaminazione e l’eclettismo diventano i punti di forza ma forse anche quelli che rischiano di non mettere completamente a fuoco quello che non è un esordio ma il secondo capitolo dell’avventura a nome Utveggi. Mentre tracce come To’ e Hakama, entrambe cantate in giapponese, hanno dalla loro una concisione ritmica di indubbia potenza ed episodi come Millepiedi oscillano tra racconto fiabesco e coralità popolaresca, è proprio dalle sponde del progressive rock che emergono gli aspetti meno convincenti dell’intero lavoro, spesso in bilico sul precipizio dell’autoparodia. Che il gioco sia la chiave di lettura è indubbio, basta ascoltare la ghost track in odor di micromusic messa in fondo a dimostrazione delle capacità dei nostri di muoversi tra i generi; gioverà in futuro una concisione maggiore senza necessariamente favorire lo spirito punk, guascone e popolaresco, anche perché una traccia come il Trucco, in apertura dell’intero lavoro, dimostra le capacità strumentali della band siciliana a cui forse manca ancora il senso della misura.