Il progetto AFA nasce da un’idea di Niccolò Gelain e Davide Sgambaro (ex componenti Your Shine) a fine 2014 nel Cittadellese (Padova). Ai due membri fondatori si aggiunge in un secondo momento Matteo Securo (ex Ziggurat) alla batteria. Sgambaro abbandona il progetto e viene sostituito da Massimo Rachela al basso. Il primo Ep arriva nel 2015 e si intitola “Rabdomante”. Il lavoro viene presentato il 27 novembre 2015 al Vinile di Rosà. Da questo momento in poi seguono numerosi live e sopratutto i riconoscimenti al Padova Rock Contest. Gli AFA si esibiranno al Lago Music Fest, contenitore del Lago Film Fest, il prossimo 23 luglio. Prima di ascoltare la loro musica a base di doom, grunge e sonorità per lo più provenienti dai mitici anni ’90, gli abbiamo chiesto alcune cose sul presente e sul futuro della loro musica.
Potete raccontarci come è nato “Rabdomante” e come avete definito il vostro suono prima di entrare in studio?
“Rabdomante” è nato insieme al progetto AFA, inizialmente ci piaceva il gioco tra i significati di questi due nomi. Ci sembrava giusto che il primo album contenesse un elemento strettamente legato alla novità del nostro progetto, della nostra formazione e del cambio di suoni rispetto alle nostre precedenti esperienze. Ecco che quindi non volevamo fare un EP omonimo ed abbiamo pensato che fosse coerente dare una continuità al concetto del nome scelto così che il progetto potesse crescere disco dopo disco raccontando la storia di un’evoluzione insana.
AFA quindi era un nome scelto quasi per scherzo dall’orribile umidità della nostra sala prove, un gruppo che doveva suonare solamente d’estate, fino a che non è arrivato Rabdomante che vedremo poi cosa sta a significare per noi.
I nostri suoni sono sempre stati abbastanza definiti anche prima di entrare in studio, ovviamente nella produzione dell’EP abbiamo lavorato molto anche su questi raggiungendo così quel muro di suono che esce nei live. Possiamo definirci soddisfatti del suono che proponiamo in live, è un buon compromesso tra tutte le nostre influenze e soprattutto quello che ci siamo sempre ostinati a comunicare al di là dei testi.
C’è comunque da dire che da buoni rabdomanti si cammina sempre molto per perfezionarsi e ad ogni passo verso l’indefinito futuro ognuno di noi cambia in modo esperienziale ed esponenziale così magari un giorno ci ritroveremo a fare musica tibetana con basi nu-gaze e batterie doom senza sapere come ci siamo arrivati.
“Dove va l’umanità? Boh”
AFA – Ho Come l’Idea. Audio ufficiale
La vostra è una musica che attinge al serbatoio del crossover e del grunge anni novanta, ma lo reinterpreta alla luce di alcune esperienze italiane. Quali sono i riferimenti più specifici al di là e al di qua dell’oceano?
Quello che ci caratterizza è sicuramente una certa curiosità musicale che ci permette di non chiuderci ermeticamente su alcuni generi in particolare, ma sicuramente i nostri gusti principali arrivano dagli anni ’90, sia come band che come sonorità.
Tra gli artisti che tutt’oggi seguiamo e che più ci influenzano troviamo Biffy Clyro, Oceansize, Tool, Cave in, Cult of luna, Refused, Dominic… Senza disdegnare tutta la scena post rock o post rock cantautorale aggiungendo anche band contemporanee come Foals, Band of Horses, Cage the Elephant.
Per quanto riguarda il panorama italiano alcune delle band che più ci ispirano sono Fine Before You Came, Teatro degli Orrori, Verdena, Gazebo Penguins. Ognuno di noi poi segue paralleli gusti personali che vanno dalla scena cantautorale dell’Italia 60/70/80, al doom metal, fino al punk rock italiano anni 80/90 e l’indie-rock dei primi 2000.
Chi è il “Rabdomante” per voi?
Il Rabdomante come sanno tutti è un cercatore di aria fritta, o meglio, acqua fresca, che crede nelle potenzialità sensoriali e nel feeling con il suo bastone a forcella. Il Rabdomante siamo tutti noi che lavoriamo nel mondo dell’arte e della cultura nonostante abbiamo sempre un bel bersaglio disegnato sul culo.
Il Rabdomante è l’ultimo a morire. (di sete) Si diceva così? È stato scelto questo nome per l’EP per augurarci un bicchiere d’acqua.
Il Padova Rock Contest ha rappresentato una tappa importante per voi, potete raccontarci la manifestazione dal vostro punto di vista e l’influenza positiva che ha avuto sul vostro lavoro?
Il Padova Rock Contest è stato importante perché ci ha dato modo di conoscere diverse band interessanti, anche se distanti dal nostro genere e modo di far musica. Con alcune di queste band siamo rimasti in ottimi rapporti e ci aiutiamo con l’organizzazione di qualche live.
Sul nostro lavoro non possiamo dire che abbia avuto un’influenza particolare. Noi andiamo avanti per la nostra strada e il Padova Rock Contest è stato un mezzo per mostrare questa strada. Abbiamo avuto un paio di “approvazioni” con i premi ricevuti (premio della critica e 3° posto per la miglior canzone), ma la soddisfazione più grande è arrivata dai complimenti degli altri musicisti e dal pubblico che ci ha ascoltato.
Entro fine anno lavorerete a nuovo materiale; che fisiologia avrà rispetto al primo EP?
I nuovi lavori saranno delle evoluzioni di Rabdomante. A livello di strutture dei pezzi, dei testi e anche in relazione a sonorità e genere probabilmente.
Come detto prima non sappiamo bene dove stiamo andando ma ci andiamo. Questa è la parte fondamentale del nostro processo creativo. Senza paletti o limiti.
Cosa ci dobbiamo aspettare dal vostro live al Lago Film Fest, una cornice particolarissima e naturale per la vostra musica affilata…
Un palco come il lago film festival è una cosa unica soprattutto per l’ambiente che ci circonderà, un festival improntato sopra la natura e sulla cultura è magnifico e al tempo stesso molto intimo ed introspettivo. I nostri suoni taglienti ed a tratti arrabbiati al contempo sono specchio di corpi con stomaci ingarbugliati da un’esistenza bipolare e quindi intima ed introspettiva. Immagino quindi che calzeremo bene con il clima del festival, rispetteremo i decibel consentiti ed avremo cura delle vostre orecchie, tutto il resto lo farà il pubblico e la soggettività.