domenica, Dicembre 22, 2024

Rock Contest 2016: Kick_. – Natura, società, amore. L’elettronica calda dei Kick_. L’intervista

Chiara Bernardini e Nicola Mora sono i Kick_. duo bresciano attivo dal 2013 e legato in modo originalissimo a certi suoni degli anni ’90, in particolare quelli che si sono sviluppati a partire dal cosidetto “Bristol sound”. Con due Ep autoprodotti e un album intitolato “Mothers” previsto per il prossimo 5 dicembre 2016 con il sostegno di VolumeUp, i nostri dimostrano sicurezza ed eclettismo non comuni.
Il loro suono non si assesta semplicemente su influenze trip hop, ma accoglie moltissime altre suggestioni in un particolarissimo ibrido tra sonorità elettroniche, incursioni elettriche e musica “suonata”. Nell’eterna lotta tra organico e inorganico che si dibatte entro i confini della musica e dell’arte elettronica, i Kick_. si ritagliano un proprio personalissimo spazio con una manciata di canzoni seducenti e suggestive dalla notevole scrittura pop, trainate dalla voce cristallina di Chiara Bernardini e dalle alchimie sonore di Nicola Mora.
Tra le band che si esibiranno stasera 8 novembre presso il Combo Social Club di Firenze per la seconda eliminatoria del Rock Contest Fiorentino, i Kick_. meritavano un approfondimento attento. Ecco la nostra intervista.

Ci raccontate in sintesi la storia dei Kick_. come è nato il progetto e come si è sviluppato sino alla pubblicazione di Mothers, il primo album autoprodotto e promosso da VolumeUp?

Amici di lunga data ed entrambi musicisti, Chiara Bernardini e Nicola Mora iniziano a creare musica insieme nel 2013. Fin da subito l’affinità musicale ed artistica è grande. Nel 2013 nasce il primo Ep, omonimo, al quale segue “How can I help you?” nel 2014. Entrambi gli ep sono autoprodotti.
Sempre nel 2014 iniziamo a lavorare al nostro album d’esordio, “Mothers”, che uscirà nel dicembre 2016 sotto l’egida di Volume Up, agenzia stampa bresciana.

Mothers è stato registrato in un piccolo home studio, ma non si sente. Il risultato è sorprendente, merito anche della collaborazione di due tecnici di grande esperienza come Domenico Vigliotti e Giovanni Versari?

Grazie, è un grande complimento! Le registrazioni sono per l’appunto domestiche, e hanno avuto luogo in una piccola casa di montagna, immersa in un paesaggio veramente suggestivo, il cui fascino ha esercitato il proprio influsso sul disco. Per quanto riguarda mix e master ci siamo rivolti a due professionisti del settore, che sapevamo sarebbero riusciti a valorizzare il nostro lavoro. Il mix è stato affidato a Domenico Vigliotti, che ha lavorato, tra gli altri, con artisti del calibro di Patti Smith, Colin Edwin (Porcupine Tree), Mario Biondi e I Giardini Di Mirò, mentre il master è stato eseguito da un altro nome molto noto agli addetti ai lavori e non, ovvero Giovanni Versari (Muse, Lydia Lunch, Battiato, Fabi-Silvestri-Gazzè…).

La vostra proposta sembra in parte legata ai suoni che emergevano a partire dai primi anni novanta in Inghilterra. Pensiamo a formazioni come Lamb, Ruby, il primo Tricky ma senza quel groove black oppure le derive urban-dance del trip-hop, come per esempio la Jungle. Nei vostri suoni c’è più spazio per un’elettronica meditativa e melodica, rallentata e suadente, forse figlia della wave del decennio precedente. Cosa ne pensate e soprattutto quali sono le caratteristiche descrittive che potrebbero secondo voi definire al meglio il suono dei Kick_.?

Il nostro suono è molto influenzato dal trip-hop degli anni ‘90, ma non intende limitarsi ad esso. É molto importante per noi sperimentare, non essere meramente citazionisti, bensì “aprire” le nostre sonorità alle contaminazioni più differenti: nel disco ad esempio un ruolo di rilievo è affidato al noise e allo shoegaze. La parte più elettronica è individuabile nella sezione ritmica, dove batterie sincopate e bassi synth la fanno da padrone.
È difficile individuare un numero limitato di artisti che ci influenzino, in quanto entrambi siamo voraci consumatori di musica fin dalla più tenera età, di qualsiasi genere essa sia. In ogni caso i cd che abbiamo letteralmente consumato a causa dell’uso prolungato sono quelli dei Radiohead, Massive Attack, Queens Of The Stone Age, Marilyn Manson, My Bloody Valentine, Smashing Pumpkins, AIR, Sigur Rós e dei più recenti FKA Twigs, Tame Impala, Gonjasufi e Sufjan Stevens.

Per le tematiche scelte, legate alle nuove tecnologie, alla modernità e ai modi per evidenziare la presenza dell’amore nella società contemporanea, Mothers può essere considerato un concept album?

Sì, assolutamente. L’idea del concept ci ha sempre affascinati, perché racconta una storia, al pari di un libro o di un film. Nel nostro caso si tratta di un concept album che indaga l’animo umano e la sofferenza che deriva dal contrasto tra le sue due “madri”, ovvero la natura e la società contemporanea. La natura è uno spazio ideale e idealizzato dove poter liberamente esprimere la propria condizione “animale”, mentre la società contemporanea è una gabbia, costruita dall’essere umano per se stesso e i suoi simili, teatro di corruzione e ingiustizie. La soluzione alla sofferenza non è l’abbandono della modernità, o della dimensione sociale (che è fondamentale per l’essere umano), non è il ritorno ad uno stato primordiale, bensì l’Amore; l’amore (in ogni sua forma) è infatti l’unica strada per la costruzione di un mondo nuovo, dove il nostro naturale istinto animale e l’organizzazione sociale possano finalmente convivere in armonia.

Il vostro suono stratifica elementi elettrici di una band tradizionale, una cura particolarissima per la voce e la presenza massiccia di campionamenti, sample, poliritmie elettroniche. Come presentate questa complessità sonora dal vivo? Siete accompagnati da una band o vi proponete comunque come duo anche nella dimensione live?

Per i live ci avvaliamo di un terzo membro, Giorgio Presti, tecnico del suono ed informatico musicale che gestisce la parte elettronica, i campionamenti e suona i sintetizzatori, Nicola suona la chitarra e Chiara canta. Questa soluzione ci è sembrata ottimale, in quanto si basa su una precisa divisione dei ruoli che, a nostro parere, permette ad ognuno di noi di concentrarsi al meglio sul proprio strumento.

Dal nostro punto di vista, quindi come valutazione strettamente soggettiva, Land! è il vostro brano più riuscito e quello che indica più di altri le vostre potenzialità. Cronometrico, ossessivo e ipnotico, elettrico ed elettronico allo stesso tempo, sognante e algido, caldo e distante. Una bella coincidenza di opposti. Cosa ne pensate?

Che bellissima descrizione, grazie! Per noi, essendo direttamente coinvolti, è più difficile stabilire quale canzone ci caratterizza meglio o semplicemente quale è la migliore. Amiamo particolarmente Land!, ma anche Vision e March sono tra le nostre preferite.
Una curiosità: il testo di Land! è stato ispirato da un soggiorno nello Jutland, la parte meridionale della Danimarca, una terra meravigliosa e affascinante.

Come siete arrivati al Rock Contest Fiorentino organizzato e ideato da Controradio? Al di là della notorietà della manifestazione, cosa vi ha condotto da Brescia sino a Firenze?

Innanzitutto il prestigio e la serietà della manifestazione, ma anche la possibilità di scoprire le tendenze musicali attuali nel nostro paese e di confrontarci con ottime band emergenti. Si sa, il continuo confronto è essenziale per la crescita personale e per l’acquisizione di una matura consapevolezza artistica.

Cosa ne pensate di manifestazioni come il Rock Contest, da sempre impegnate in una vera e propria mappatura della produttività musicale e creativa nel territorio italiano, rispetto a quello che accade su tutti i media mainstream, impegnati a soffocare questa incredibile ricchezza e varietà?

Quella offerta da queste manifestazioni è una buona opportunità di farsi conoscere, di richiamare l’attenzione sul proprio progetto, nella speranza di trovare spazio in un ambiente difficilmente accessibile come quello musicale. È inoltre una possibilità per scoprire cosa si muove nell’affascinante mondo dell’underground, e per riportarlo alla luce.

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Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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