lunedì, Dicembre 23, 2024

Rock Contest 2016: Le Hen – ironia, punk, taffetà e caparbietà – l’intervista

Io non so che cazzo dire, io non so che cazzo fare, io non ho più l’età, Taffetà, Taffetà, caparbietà, Taffetà….” (Le Hen, Taffetà)

Chiara Lorenzini, Rita Felicetti e Carlotta Chiodi, tutte attive in diversi ambiti artistici ed espressivi si immaginano una nuova creatura elettrica nel 2014 e dal loro incontro a Bologna, sotto il segno di un punk “caparbio” nascono “Le Hen“. Nella spiegazione che offrono del loro nome si sente subito odor di intelligenza, ironia e un’attitudine politica che fa del linguaggio il primo strumento. Hen, come ci dicono nelle note stampa che accompagnano il loro materiale, è il pronome svedese senza genere, in inglese significa “galline” in senso dispregiativo, in lingua giapponese bizzarro. Una molteplicità di significati, tra gioco e interrogativi serissimi sulle questioni di “Genere” che ci racconta da subito le intenzioni di un trio non allineato, refrattario a categorizzazioni ed etichette e alimentato dal sacro fuoco del rock’n’roll, forma ibrida per eccellenza.

Il loro debutto è già avvenuto presso il prestigioso Locomotiv Club di Bologna lo scorso Marzo, dove sono state invitate proprio per il decennale del locale. Tra recitazione, cultura radiofonica, passione per la musica e un’irresistibile vis ironica, Chiara, Rita e Carlotta mettono insieme una musica urgente, sferzante e irriverente.

Se al momento sono disponibili solamente due brani sul loro profilo soundcloud oltre ad alcune registrazioni live su Youtube, il trio sta preparando un album sulla lunga distanza che uscirà durante il 2017.

Stasera, 10 novembre 2016, saranno tra gli ospiti della terza eliminatoria del Rock Contest Fiorentino presso il Combo Social Club,  un’occasione da non lasciarsi sfuggire, non solo per essere investiti dalla loro forza, ma anche per conoscerle da vicino. Le abbiamo intervistate per voi.

Le Hen, Taffetà, live al locomotiv club

Come e dove è nato il progetto Le Hen e soprattutto come vi siete incontrate?

Purtroppo non abbiamo una storia romantica legata alla nascita del nostro gruppo, non siamo la classica band in cui alcuni elementi si conoscono da una vita e da sempre suonano insieme. Abitiamo tutte e tre a Bologna ma, nonostante non sia una metropoli, non c’eravamo mai incontrate prima; ognuna di noi ha una formazione indipendente e quello che ci ha unito è stata la necessità di voler fare musica. La storia inizia con Chiara che pubblica un annuncio: cercava musiciste per formare una band femminile. Ci ha provinato (si fa per dire) singolarmente e a Rita parlava della Totta come di una tipa simpatica, eccentrica e intenzionata a scrivere pezzi originali. Di lì la curiosità e la maternità improvvisa dell’altra cantante ha portato a incontrarci e a provare assieme. Un connubio particolare: una speaker radiofonica/cantautrice, un’attrice comica/ batterista e una traduttrice/bassista.
Ci accomuna l’indole punk, l’energia rock e la follia pop ma per il resto siamo tutte molto diverse!

Le Hen, side effect

Rita, lavori da molti anni in ambito teatrale come attrice, autrice per il teatro di ricerca e sei anche disegnatrice. Oltre a questo suoni la batteria e sei una prodigy girl! Per te l’avventura con Le Hen è una diversa declinazione di questo universo ludico, sperimentale ed espressivo?

Rita Felicetti: Ho iniziato a fare teatro perché è una scatola in cui posso metterci tutti i miei giocattoli e la musica è un gioco che porto avanti dalle scuole medie. Ho frequentato il conservatorio, motivo per il quale ho litigato con tutta la parentela, così per una questione di “sfogo” adolescenziale sono passata dal pianoforte alla batteria. Tutto per me era “teatro”: il liceo artistico; la compagnia di teatro di ricerca con cui facevo già le tournee a sedici anni, la mia prima band con cui facevamo cover dei Nirvana. Erano tutti esperimenti per sopravvivere alla rabbia, all’insicurezza, alla voglia di esserci! Unico comune denominatore: L’autoironia.

Rita per gli amici Riot – bambina prodigy !

Carlotta, per Le Hen sei voce e chitarra, prima di incontrare le tue compari in quali contesti hai suonato?

Carlotta Chiodi: Prima di loro non ho mai avuto un gruppo. Ho iniziato prendendo lezioni di chitarra dal mio maestro Paco D’Alcatraz (co-autore di molti nostri brani) con cui abbiamo trovato subito un’intesa e una passione condivisa per la musica britannica degli anni ’60, in particolare i Beatles. Il mio amore per la musica ha comunque radici profonde: conduco un programma su Radio Città del Capo ( N.d.a. come Carlotta “La Totta” Chiodi, conduce Normcore), ho un blog che parla di musica (N.d.a. L’unicorner – Suoni e curiosità), ma la chitarra e il canto sono stati per me una questione intima per molto tempo, forse perché nonostante l’apparenza sono un po’ timida.
L’approccio con una band è stato di grande insegnamento a livello tecnico ma soprattutto un enorme stimolo a livello personale perchè ho trovato il modo di esprimere le mie idee e i miei sentimenti. E quando dopo una bella scossata esce un cocktail che ti piace, non puoi più farne a meno!

NormoCore - La normalità è Hard Core, la trasmissione ci Carlotta "La Totta" Chiodi su Radio Città del Capo
NormCore – La normalità è Hard Core, la trasmissione di Carlotta “La Totta” Chiodi su Radio Città del Capo

E il basso di Chiara?

Chiara Lorenzini: E’ nato un po’ per caso: anch’io ho studiato pianoforte come Rita ma la formazione classica non faceva proprio per me, quindi alla fine ho seguito l’istinto e mi sono buttata in maniera assolutamente liberatoria sul basso, che è lo strumento portante dei generi musicali che preferisco come il Punk e la New Wave. Ho suonato cover per un po’ ma appena ho incontrato Rita e Carlotta ho trovato il terreno ideale da cui poteva nascere un progetto originale. Siamo tutte e tre molto diverse e mescoliamo generi, ispirazioni, suoni e caratteri…insomma una fonte d’ispirazione infinita!

Al momento siamo riusciti ad ascoltare un solo brano della vostra produzione, Taffetà, ci raccontate come è nato, di cosa parla e come sarà l’album a cui state lavorando?

“Taffetà” è nato dall’esperienza diretta della Totta, un’economista che dopo diversi anni in un importante studio di ricerca non si è vista rinnovare il contratto; una situazione in cui di questi tempi in molti si possono rispecchiare. Taffetà è una frase presa in prestito a Frankestein Jr., quando alla stazione il protagonista fraintende la parola scambiandola per un saluto della sua amata che invece non voleva si rovinasse il vestito con il suo abbraccio. E’ una scena tragicomica in un film comico che racconta una storia tragica. Il brano gioca proprio su questo: il fraintendimento, il mostro che viene rigettato dalla società, la disperazione e la ricerca di una alternativa.
Questo è uno dei tre brani che abbiamo registrato nel bunker con l’aiuto di due amici, in pieno stile DIY, ma abbiamo già sette brani inediti e due cover rivisitate che stiamo portando sui palchi. I brani dell’album, non ancora nato più che altro per ristrettezze economiche, provengono semplicemente da quello che ci succede, quello che ci circonda, quello che in qualche modo ci colpisce e ci resta impresso: piccole ispirazioni di tutti i giorni, un libro appena letto, un sogno, un articolo di giornale, una discussione politico/religiosa, una giornata particolare.


Le Hen, la cover di Space Oddity di David Bowie

C’è una dimensione del punk al femminile che vi è più congeniale. Quella politica di Team Dresch, anarchica delle Bikini Kill, feroce come per le Babes in Toyland, colta e letteraria come per le Sleater Kinney, legata alla politica di genere come per i God is My Co Pilot di Sharon Topper oppure ludica come le Kandeggina Gang?

Dover parlare di noi riferendosi ai nomi che hai citato è quasi imbarazzante perché stiamo parlando delle icone del punk rock femminile. Tutte loro hanno avuto una loro identità ma non saprei dirti già da oggi cosa ci sia più congeniale: non possiamo sapere cosa ci succederà domani o quale sarà la prossima causa che abbracceremo. Ogni esperienza, ogni fatto, deve avere la giusta atmosfera per essere compresa: per ora la politica, l’attualità, la condizione femminile così come quella della comunità LGBTQ sono temi che ci toccano da vicino. Forse dove ci piacerebbe arrivare in senso stilistico sono le Raincoats: come ha detto Kim Gordonerano abbastanza sicure di sé da poter essere vulnerabili e semplicemente essere loro stesse senza dover aderire agli stereotipi dell’aggressività del punk-rock maschile o ai sensazionalismi erotici della musica femminile.”.

E la straordinaria stagione punk bolognese degli anni ottanta, è in qualche modo un punto di riferimento per voi o solamente una storia lontana?

Siamo molto fortunate a essere nate a Bologna, perché è stato il centro nevralgico della libertà di espressione ed è stata una città che ha assorbito velocemente le influenze estere. Qui è nata la rivoluzione del linguaggio e dello stile: gli Skiantos hanno creato lo spartiacque per gruppi come Gaz Nevada, Confusional Quartet, Nabat, e i mitici RAF Punk di Helena Velena che hanno prodotto i primi album dei CCCP e dei Disciplinatha. Anche se noi all’epoca eravamo bambine è impossibile non avere nel proprio bagaglio culturale queste influenze e tenere bene a mente i loro insegnamenti.

Le Hen, Taffetà

Ci siamo divertiti moltissimo a leggere la definizione e il significato poliforme di “Le Hen” sulla vostra cartella stampa. Quanto è importante per voi giocare con le parole, lavorare sulla forza combinatoria delle stesse, trasformare la serietà in gioco e il gioco in una questione maledettamente seria?

E dovresti sentirci in bunker! Passiamo le lunghe pausa sigaretta a giocare con le parole, i significati e i doppi sensi. Ci piace giocare con la realtà: nonostante sia spesso poco allegra e deluda le aspettative non è piangendosi addosso che le cose cambiano. E poi non bisogna dimenticare che può riservare anche grandi sorprese!

lehen

I testi dell’album a cui state lavorando risponderanno a questo criterio espressivo?

Per noi le parole sono importanti e siamo alla ricerca costante del pelo nell’uoMo. Ogni nostro brano è caratterizzato da giochi di parole, doppi significati e dietrologie varie che cercano di sdrammatizzare. Se “Abore Bio” narra la storia di un amore malato, troppo appiccicoso, “Andate a Male” è un sermone costruito con le diverse affermazioni poco amichevoli da parte della chiesa nei confronti di donne e minoranze mentre “Maledetto Fa” si riferisce al verbo imperativo, agli obblighi che spesso gravano sulle spalle delle donne, ma anche alla nota musicale, notoriamente ostica per tutti i chitarristi alle prime armi. Pur prediligendo la lingua madre per eccesso di realismo, usiamo liberamente italiano e inglese convinte di essere in Europa: “Side Effect” narra la prima esperienza con una salvietta intima al mentolo mentre “Crime 1001” racconta la tristezza dell’essere “beige dentro”, sottomessi alle convenzioni, tramite la cartella colori RAL.
Crediamo che potremmo già ritenerla la nostra cifra stilistica, una scelta dettata dalla nostra natura. Usiamo la trousse dei pedali per combattere l’attuale predominanza dell’estetica sull’interiorità.

Cosa vi ha portate fino al Rock Contest Fiorentino, e soprattutto, cosa pensate di una manifestazione come questa, come vero e proprio antidoto contro il logorio dei talent moderni?

Siamo arrivate al Rock Contest prima di tutto per farci conoscere anche fuori da Bologna (dove ormai ci conoscono in tanti) poi sicuramente per la speranza o l’illusione di riuscire a produrre il nostro primo disco con l’aiuto di un premio. Ma anche per cercare di capire se il nostro genere possa piacere o incuriosire e per avere uno scambio tra musicisti, critici ed esperti.
I Talent sono vetrine tanto quanto i contest, però la libertà che può dare un contest di musica rock crediamo sia diversa da quella di un talent dove spesso si viene giudicati come cavie da palcoscenico, anche con disprezzo gratuito senza conoscere il mondo che c’è dietro quella band o quel cantante. Suonare dal vivo è ciò che più ci interessa, conoscere e farsi conoscere per il piacere di fare musica insieme. I talent danno un’immediata e fulminea visibilità ma nel giro di pochi mesi facilmente scompari. I contest, invece, danno stimoli, propongono premi costruttivi e permettono agli artisti di conoscersi tra di loro!
E, soprattutto, ti fanno queste domande personali e importanti che non crediamo farebbero mai i talent! Quindi…grazie!

Le Hen su Facebook

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Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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