Gli StiloHertZ sono tra le formazioni che si esibiranno oggi al Combo Social Club di Firenze in occasione delle prime eliminatorie del Rock Contest Fiorentino edizione 2016. Il loro è un progetto nato originariamente dalla collaborazione tra Giovanni Ferranti e Claudio Mastroddi. Il secondo, producer già noto, ha costruito la sua formazione musicale spaziando tra numerosi generi per dare poi vita insieme a Ferranti producer e dj, alla creatura StiloHertZ, idea in continua espansione, anche per quanto riguarda i membri attivi al suo interno, e che ruota intorno ad un’estetica che parte dall’acid house e dal synth pop tra ottanta e novanta, per allargarsi verso orizzonti sonori più ricchi e complessi.
In occasione della loro esibizione di oggi presso il Combo Social Club di Firenze alle ore 21:30 gli abbiamo fatto alcune domande per conoscere più da vicino la loro musica
Partiamo dal nome, StiloHertZ. Ricorda in qualche modo quella stagione dei primi anni novanta in cui le band italiane scoprivano l’elettronica e , senza far nomi, contaminavano tutto, anche il modo di presentarsi, con nuove “frequenze”. Nel vostro caso è un omaggio a quegli anni o cos’altro?
[Giovanni] Pur essendo questo progetto relativamente giovane nella sua ultima incarnazione di vera e propria band, le sue radici e con esse il nome StiloherZ sono sicuramente debitori della scena acid house di fine anni ’80 e primi anni ’90, in particolar modo di quella proveniente da Detroit.
Per me e Claudio, seppur da punti di vista e storie musicali differenti, gli anni ’90 sono quelli della maturazione musicale, di esperienze molto importanti, nel bene e nel male, che ci hanno pian piano portato a convergere su ciò che gli StiloHertZ sono oggi. Siamo affascinati dalla manipolazione delle frequenze e cerchiamo di esprimerci anche attraverso una certa cura per il suono, oltre che tramite l’aspetto compositivo e melodico.
StiloHertZ – Before the love, audio ufficiale
Raccontateci come nasce il progetto e da quanto è attivo
[Giovanni] Il progetto nella sua prima incarnazione nasce nel 2011 dalla collaborazione tra il Dj/Producer Claudio e il rapper abruzzese Mauri Di con l’intento di curare per lo più produzioni musicali di basi e remix. Successivamente nel 2013, sempre in contesto legato più alla produzione musicale ed ai remix, mi aggregai anche io dopo la conclusione della mia precedente esperienza musicale. Conoscevo già da tempo Claudio in quanto curai presso il suo studio la produzione di un mio precedente disco. Poco dopo il progetto è passato interamente nelle mani mie e di Claudio e da lì abbiamo iniziato a coltivare l’idea di scrivere brani nostri e portare così gradualmente gli StiloHertZ a diventare una vera e propria band. Con l’ingresso in pianta stabile di Liv alla voce quasi due anni fa abbiamo completato la line up e portato a termine la composizione del primo Ep intitolato Latecomers, da cui sono tratti i tre brani che andremo a proporre live per il contest.
La vostra musica sta tra acid house ed elettronica, techno e funk, electro e pop. Una miscela originale che guarda comunque al passato e anche alla new wave e al synth pop di band come i “Visage” e gli Yazoo, ma anche la gloriosa dance anni novanta made in italy. A quale periodo guardate con maggiore affetto e passione?
[Giovanni] Sia io sia Claudio, anche per questioni anagrafiche, siamo legati principalmente alla musica degli anni ’80 e ’90, mentre Liv, essendo più giovane, è maggiormente legata alla musica degli anni ’90 e 2000. Oltre questo, tutti noi siamo accomunati e affascinati dal pionierismo e la sperimentazione, al limite del lisergico in certi casi, degli anni ’60 e ’70.
A livello di influenze ed ispirazioni non posso che condividere quanto dici e il synth pop e new romantic hanno un posto di rilievo nella formazione mia e di Claudio, quasi fondamentale direi. Posso aggiungere che per me, che a differenza di Claudio ho un background musicale in origine molto più orientato al metal e al rock, il synth pop è stata la porta verso la quale mi sono aperto ad altre sonorità grazie a dischi monumentali come ad esempio One Second dei grandissimi Paradise Lost, intrisi di sensazioni e atmosfere care al synth pop più dark.
[Liv] Sì, come ha detto Giovanni, le mie influenze provengono dalla musica di fine anni ’90/inizio 2000. Forse è la rivoluzione culturale di quegli anni ad affascinarmi, un momento storico in cui in cui il disagio sociale, che si fa disagio emotivo, è riuscito a raccontarsi in maniera compiuta, declinato in modi diversi dai vari artisti. Penso alle grida dei Nirvana, ai lamenti dei Portishead, al languore straniato degli Oasis, al dolore strisciante dei Radiohead e a quello distaccato dei Joy Division, ma anche alla cruda sofferenza di Amy Winehouse. Il riuscire a rintracciare un po’ della stessa essenza, delle stesse origini in artisti diversi la trovo una cosa meravigliosa, un affresco di un’epoca bellissima della quale mi sarebbe piaciuto fare parte. Non c’è più niente di quel mondo, di quelle atmosfere. Sono felice di aver trovato Claudio e Giovanni. Con loro è come far rivivere un po’ quel tempo, mi fa sentire nel posto giusto.
Oltre a Giovanni Ferranti e Claudio Mastroddi quali sono gli ospiti e i collaboratori del progetto StiloHertz, per esempio per i pezzi dove vengono ospitate voci femminili
[Giovanni] Come detto in precedenza, Liv è membro stabile degli StilohertZ. Il suo apporto artistico è fondamentale nell’economia della band, siamo molto in sintonia con lei ed è l’autrice di tutte le lyrics.
[Liv] Esatto. Prima di unirmi alla band non avrei mai pensato di poter scrivere della musica. Scrivevo, sì, ma consideravo la musica una dimensione quasi inarrivabile, troppo sacra per poterla toccare. Poi invece ho conosciuto prima Giovanni, poi Claudio, che mi hanno spronata e dato fiducia in me stessa. Allora ho capito che i testi erano sempre stati lì.
La vostra musica passa dal pop ballabile di Before the love a brani dove l’acid house prende il sopravvento. In questo senso la vostra proposta è specifica ma si apre anche verso altri ascoltatori che non frequentano necessariamente i club dove si ascolta questo tipo di musica. La vostra intenzione è quella di aprirvi ulteriormente?
[Giovanni] Visti i nostri rispettivi trascorsi, c’è una forte trasversalità a livello di genere musicale e abbiamo molte influenze e ispirazioni. Posso dire che il filo rosso che li unisce è la predilezione per atmosfere intime, nostalgiche e malinconiche. Il percorso che ha portato alla creazione del primo Ep Latecomers è stato infatti un po’ tortuoso e lungo anche per questo: dovevamo cercare una sintesi tra di noi e porre le basi per il futuro, sperando di fare meglio senza alcun timore di sperimentare nuove soluzioni. L’importante è essere sinceri, soprattutto verso noi stessi.
L’Aquila, nella mappa della club culture nazionale ma anche internazionale, occupa un posto particolare. Penso a locali come il Be One. Ci raccontate un po’ il contesto?
[Claudio] Sì, penso che un tempo questo territorio abbia in qualche modo alimentato una scena artistica molto fertile per ciò che concerne l’elettronica. Oltre al Be One, mi vengono in mente altri importanti locali come l’Apocalypse o l’Underground City che hanno oospitato al tempo dj storici come Ralf Coccoluto, Stefano Secchi, Francesco Zappalà e i mitici Datura! Purtroppo oggi tutto sembra molto ridimensionato ed arido.
Come sarà il vostro set al Rock Contest, farete esplodere il Combo Social Club?
Lo speriamo, ce la metteremo tutta! Pensa che è il nostro concerto di debutto e siamo molto emozionati del fatto che avvenga in occasione di un evento speciale e di alto profilo come il Rock Contest!