L’italoamericano Gabriel Stanza è la voce dei Dust & the Dukes, combo fiorentino formatosi nel 2016 e che oltre a Stanza comprende Enrico Giannini alla chitarra e Alessio Giusti alla batteria e alle percussioni. Trio potente, oscuro e devoto ad un roots rock senza compromessi, fa pensare ad un incontro con il diavolo nel deserto.
Sicuri di una preparazione strumentale davvero invidiabile, la band riesce a far confluire nella loro musica elementi eterogenei appartenenti alla tradizione musicale americana, dall’incedere stoner di alcuni brani, fino al blues radicale, passando per il calore dell’elemento tex-mex.
Hanno pubblicato un primo EP omonimo e il 24 ottobre sarà possibile seguirli sul palco del Rock Contest fiorentino presso il Combo Social Club, per la prima eliminatoria condivisa insieme a Margo Sanda, Redtree Groove, FOGG, Fra’n’co.
Per conoscere da vicino la loro musica, li abbiamo intervistati:
Come Dust & The Dukes esistete da circa un anno, ma permettetemi di dire che quello che fate ha una compiuta maturità sonora. Da dove venite e quali sono state le vostre rispettive esperienze?
La musica è sempre stata parte di noi ancor prima dell’adolescenza, quindi tanti progetti si sono alternati nel corso degli anni. Tuttora siamo parte integrante di band attive come God of the Basement e Hoovering Stanza. La maturità sonora di cui parli (e di cui ti ringraziamo) deriva quindi dalle nostre esperienze e dalla scena musicale intorno a noi che ci aiuta a essere dei “musicisti consapevoli”
Radici americane nel sangue di Gabriel Stanza e l’amore per il blues radicale rivisto da un’angolatura contaminata. Da dove prendete ispirazione per le storie raccontate; il vostro è un’approccio letterario o legato alla trasfigurazione della vita vissuta?
Le contaminazioni sono ciò che ci caratterizza, prendiamo ispirazione un po’ da tutto ciò che ci circonda ma principalmente le immagini sono il nostro punto di partenza. Diciamo che il nostro approccio può essere sia letterario che legato a situazioni di vita vissuta fiorentina e statunitense. Le storie che raccontiamo però sono perlopiù pensieri guidati dal suono delle parole.
Raccontateci la produzione dell’EP che avete realizzato, il lavoro in studio e le collaborazioni
Per la registrazione dell’ep abbiamo utilizzato lo stesso approccio dei live, presa diretta e buona la prima.
In precedenza è stato studiata una microfonazione particolare degli strumenti (grazie all’aiuto nella produzione di Filippo Rossi) che fosse in grado di aiutarci a mantenere quelle sonorità sporche che volevamo per la nostra musica, e una volta trovato il suono abbiamo semplicemente cercato di trasmettere l’energia che i nostri brani devono avere.
La struttura dei vostri brani ha una forma molto più complessa rispetto alla crudezza e alla sincerità del genere che affrontate. È più stratificata e include registri diversissimi, penso al repentino cambiamento di direzione di un brano come Fisherman. Questo tipo di scrittura è utile anche per dilatare i pezzi e trasformarli nell’esperienza live
Brani come Fisherman si prestano molto bene per le esperienze live. Sono caratterizzati da varie parti, quasi come se al loro interno convivessero più brani; proprio per questo permettono di lasciarsi trasportare dalla musica senza che questa diventi ripetitiva. Non utilizziamo comunque degli schemi precisi per le strutture, ci lasciamo trasportare dall’atmosfera che vogliamo dare al brano.
Pop, glam, psichedelia, stoner rock sono altri ingredienti della vostra musica, anche se al centro rimane l’amore per il blues, il rock, il country nella sua accezione più larga. Qual è secondo voi il punto medio che trasforma la vostra musica in un suono tipicamente “Dust & The Dukes”?
Il punto in comunque per noi deve sempre essere l’energia e l’atmosfera della musica, l’attitudine del blues o del country non è unicamente riconducibile a un giro armonico o un suono, è la passione che ci metti nel cantare un verso o nel fare un fraseggio di chitarra.
Per esempio, Tic Tic Toe, brano potentissimo, introduce in coda fiati e trombe tex mex, proprio quando tutto si fa più doom e stoner. È un melange interessante e curioso; cupo e con il sole del deserto nel cuore…
Tic Tic Toe è il primo brano in assoluto che abbiamo scritto, è nato tutto da lì. Spesso quando una canzone esce fuori spontanea non viene da chiedersi il perché di un suono o un altro, si tratta solo di seguire una direzione. L’idea del contrasto nella musica ci è sempre piaciuta e forse in questo brano viene particolarmente fuori, come del resto l’immaginario del deserto in sé contiene già un forte contrasto, caldo e assolato il giorno e buio e freddo la notte.
Per Shot Me Down avete realizzato un videoclip utilizzando le strategie del found footage, una pratica che comincia ad essere “battuta” anche dalle nostre parti, grazie agli archivi di condivisione di pubblico dominio come archive.org. Nel vostro caso c’è un’inventiva e un senso del ritmo superiore alla media. Chi ha realizzato il video e come ha lavorato in relazione al brano scelto?
Il videoclip di Shoot Me Down è stato creato da Gabriel Stanza, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia. Il processo di creazione utilizzato è basato tutto su immagini di vecchi film che siano in grado di evocare un sentimento o che possano descrivere l’attimo con ritmo e dinamismo. Abbiamo inserito l’immagine tratta dal film storico del 1903 “The Great Train Robbery”, dove per la prima volta nella storia del cinema un persona guarda in camera.
Dust & The Dukes – Shoot Me Down – Dir: Gabriel Stanza
Potete raccontarci qualcosa sui vostri set dal vivo. La strumentazione che usate e l’approccio che avete sul palco
Dust & the Dukes nasce come gruppo creato appositamente per suonare dal vivo. Spesso si affida molto alle improvvisazioni che ti permettono ogni volta di puntare sulla diversità e di catturare l’attenzione. La strumentazione che utilizziamo è molto semplice e ridotta all’osso, chitarra, piano, batteria e voce
E per l’eliminatoria del Rock Contest, come vi presenterete?
Ci presenteremo come sempre facciamo, carichi, con la voglia di essere coinvolgenti per chi ci ascolterà
Il rock contest è una vetrina importantissima per i giovani musicisti che vogliono trovare un contatto proficuo con ciò che ancora resiste dell’industria. Come mai avete scelto di partecipare?
Abbiamo deciso di partecipare al Rock Contest per metterci alla prova, sicuramente sarà un modo per far conoscere i Dust & the Dukes a chi ancora non ha avuto modo
La scheda dei Dust and The Dukes sul sito ufficiale del Rock Contest