domenica, Dicembre 22, 2024

Rock Contest 2017 – Fade Out, so nineties: l’intervista

Il più anziano dei bresciani Fade Out ha 19 anni, mentre due quarti della band non sono ancora maggiorenni. Giovanissimi e freschi di scuola, oltre che di cover band, cominciano a suonare presto e frequentano i palchi più prestigiosi del nord Italia, dalla Latteria Molloy passando per il Music Festival di Montichiari dove ottengono il primo premio.
Il primo ep omonimo viene pubblicato nel 2017 e missato presso La Buca Recording Club da un “mito” per tutti i musicisti bresciani, ovvero Simone Piccinelli dei Plan de Fuga.
La musica del quartetto è un mix ben amalgamato di suoni e influenze che provengono per lo più dagli anni novanta.
Presenti alla quinta e ultima eliminatoria del Rock Contest di Controradio che avrà luogo al BUH! Circolo Culturale Urbano di Firenze (Via Panciatichi 16) il prossimo 10 novembre 2017, li abbiamo intervistati.

Fade Out su Facebook

Fade Out – “Another Face” live @ Muuusic Festival 2017

Per consultare tutte le interviste e i contenuti speciali dedicati ai 30 ospiti del rock contest fiorentino, Indie-eye, media partner del festival, ha aperto una sezione specifica da questa parte: Rock Contest 2017, tutti i contenuti 

Sembra ci sia molto amore per gli anni novanta nella vostra musica, è così?

Ci avete beccati! Probabilmente il nostro amore per i ninties proviene dal nostro primo approccio al rock, con band come Nirvana, Red Hot Chili Peppers, Guns ‘n’ Roses o Pearl Jam. Artisti che ci hanno inevitabilmente influenzato e che sono stati mitizzati dalla nostra generazione.

Grunge, British invasion in parti uguali?

Ad essere sinceri non ci ispiriamo così tanto al grunge, ma neanche alla British Invasion. Forse da fuori non si nota ma, anche se è innegabile che artisti come i Mudhoney, i Temple Of The Dog o gli Stone Temple Pilots ci siano sempre piaciuti, cerchiamo di attingere il meglio da nomi come Sonic Youth, My Bloody Valentine, Stone Roses, Elliot Smith o Jeff Buckley (per citarne qualcuno). Diciamo che nella nostra musica ci piacerebbe riassumere la classe British e lo spirito adolescenziale “da cameretta” dei maestri dell’indie americano anni ’90. Una ricerca sonora non semplice ma sicuramente affascinante ai nostri occhi.

Sembra però che la scrittura dei fratelli Gallagher vi piaccia molto…

Non siete i primi a dircelo! Vi sembrerà strano ma, ad essere sinceri, senza nulla togliere alla grande carriera dei Gallagher, al momento ci diverte di più seguire le infinite diatribe tra Liam e Noel che ascoltare le loro canzoni: non sono mai stati dei modelli per noi, anche se hanno scritto dei pezzi fantastici. Più che il sound degli Oasis, il nostro “modello ideale” di scrittura e playing sono i Radiohead, “venerati” da Fabio (voce, chitarra e principale compositore). Tutti e quattro, però, li riconosciamo come grande fonte di ispirazione.

E quali altri sono i vostri riferimenti elettivi?

Vi spariamo una carrellata di nomi così come ci vengono oltre a quelli già citati: all’estero Joy Division, Cure, Clash (sempre sia lodato Joe Strummer), Smiths, Fugazi, Dinosaur Jr, Queens Of The Stone Age, James Blake, Vintage Trouble, David Sylvian, Bjork, Rage Against The Machine, King Krule, Smashing Pumpkins, Ryuichi Sakamoto e non dimentichiamo i Led Zepppelin. In Italia ci piacciono i Verdena su tutti, poi Fast Animals and Slow Kids, Edda, Zen Circus, Marlene Kuntz, Soviet Soviet, CCCP Fedeli Alla Linea, CSI, Diaframma, Gazebo Penguins, Fine Before You Came, Ministri…

Avete lavorato con Simone Piccinelli dei Plan de Fuga, quanto è stato importante il suo apporto per definire i suoni dell’EP?

Simo è stato fantastico. Se a Brescia vai da un musicista e gli chiedi “Conosci Simone Piccinelli?” molto probabilmente ti risponderà “Simo è un figo”. Non è solo il chitarrista dei Plan, ma anche un abile produttore: ci ha accolti nel suo studio, La Buca Recording Club e ci ha sopportati per circa due settimane, aiutandoci molto a donare un sound più fresco e moderno ai pezzi che gli avevamo presentato. Possiamo dire che adesso è un nostro amico e che sa relazionarsi molto bene con le band giovani.

Siete giovanissimi, due di voi non sono ancora maggiorenni, da che tipo di esperienza formativa e strumentale provenite, considerato l’ottimo affiatamento che si evince ascoltando il vostro EP?

Fabio studia chitarra classica da quando aveva 7 anni e frequenta una scuola di canto, Edo prende lezioni di basso da quando aveva 11 anni e da circa un anno prova anche a fare casino con la batteria, Andre studia chitarra da 4 anni e inoltre si cimenta col canto, Dave studia batteria al MMI di Milano da Tullio De Piscopo. Possiamo considerarci affiatati perché il progetto Fade Out è nato da una sorta di fusione di cover band che già si erano conosciute nel corso degli anni, quando eravamo ancora praticamente dei bambini. In più a tutti e quattro piace ridere.

Brescia è una città in fermento per quanto riguarda la musica, avete partecipato al festival 4/quarti organizzato da Latteria Molloy. In che direzione vanno i talenti emergenti della vostra città, oltre la vivissima scena elettronica?

Partecipare al 4/quarti è il desiderio di tantissime band bresciane e poter prenderne parte per noi è stato un grande onore oltre che una gran fortuna. Ci piace seguire le altre band emergenti e possiamo confermare che la scena, fortunatamente, è vibrante e talentuosa e si muove principalmente verso territori elettronici, alternative o punk rock. Tra i giovani ci sono i nostri amici Ether’s Void (post grunge), gli Endrigo (che ci piacciono tanto e che vi consigliamo di ascoltare se non li conoscete perché ci mettono veramente il cuore), i Red Lines (vecchie conoscenze del Rock Contest tra l’altro), i Floating Whales (altra band di nostri amici che propone un rock/funk alla vecchia maniera) e tanti tanti altri che sono super rispettati. E’ bello sentirsi parte di una comunità musicale e i posti dove sentire buona musica live non mancano (Latteria Molloy, Lio Bar, Belleville, Carmen Town, Lattepiù e la Festa di Radio Onda D’Urto d’estate…).

Chi ha curato l’artwork del vostro EP, che presenta una bella pittura in copertina?

Il dipinto che abbiamo utilizzato in copertina è un’opera che ci è stata gentilmente prestata da Annalisa Giudici, una nostra amica che frequenta il liceo artistico. Potete dare un’occhiata a quello che combina sui suoi profili Facebook o Instagram.

Il rock contest è una vetrina che consente agli artisti emergenti di testare le proprie capacità con una serie di occasioni produttive concrete che vanno oltre la definizione standard di “premio”. Voi cosa vi aspettate da questa kermesse?

Saremo molto sinceri: quando ci siamo iscritti mai avremmo pensato di riuscire ad essere selezionati per il contest tra così tanti artisti da tutta Italia. Però abbiamo ricevuto una bella sorpresa e quindi non ci resta che cercare di sfruttare al massimo questa occasione, prima di tutto divertendoci nel live (come abbiamo sempre fatto) e poi cercando di ottenere un po’ di visibilità, testando le nostre capacità e conoscendo gli altri artisti, dai quali sicuramente apprenderemo qualcosa di importante. Insomma, non vediamo l’ora di venire a far casino a Firenze e speriamo che il pubblico sia caloroso!

Progetti per il futuro?

Per adesso stiamo pensando a prepararci al meglio per il live al BUH del 10 Novembre. Poi chissà che cosa ci riserva il futuro… Stiamo scrivendo tanto e abbiamo una vaga idea di registrare un secondo EP e magari anche un videoclip, ma per adesso è troppo presto, non c’è ancora niente di deciso. L’unico obbiettivo che ci siamo fissati fin dalla nostra nascita come band è quello di divertirci suonando tanto in giro e facendo conoscere la nostra musica al maggior numero di persone possibile.

Fade out, la scheda sul sito ufficiale del Rock Contest 2017

Bruno Martini
Bruno Martini
Bruno: una laurea in scienze politiche, musica italiana tra gli ascolti principali, e un amore viscerale per tutte le british invasion

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