L’italoamericano Dylan Lorimer forma i Redtree Groove insieme a Martino Catalani in terra fiorentina, accogliendo dopo qualche tempo Lorenzo Niccolai alla batteria, così da fortificare un suono che ha origine nella cultura musicale Black, mantenendo al centro il songwriting di certo pop bianco “classico”.
Strumenti acustici e arrangiamenti elettronici non sono affatto in contrasto nella musica dei fiorentini; la tecnologia in questo caso è al servizio di una dimensione Reggae, funk e Jazz che punta a riscaldare il cuore, basta ascoltare i pezzi più groovey: apparentemente strutturati come quelli di un power trio, prendono un’altra direzione, più intima e diretta, ma non per questo meno coinvolgente.
Dopo un passaggio a Radio Capital della loro produzione datata 2015 in seguito al successo ottenuto ad un contest romano, ci provano nuovamente con un concorso importante come il Rock Contest Fiorentino, ospiti del Combo Social Club il prossimo 24 ottobre per la prima eliminatoria.
Per saperne di più, li abbiamo intervistati
Come e dove nasce il progetto Redtree Groove?
Il progetto Redtree Groove nasce e si consolida a Firenze dall’incontro fra un cantante italoamericano con un background hip hop e reggae, un bassista proveniente da una matrice progressive e jazz e un batterista dagli studi progressive e di sperimentazione elettronica.
C’è molta black music nel vostro sound, ma filtrata attraverso il pop bianco tra Inghilterra e Stati Uniti, pensiamo a Dave Matthews, Sting, Bob Geldof e altri autori “classici”. Ci potete dire qualcosa in più su questa alchimia?
I nostri punti di riferimento sono molteplici e vari, dall’hip hop della “Golden era” alla musica Reggae più contaminata fino ad artisti che attingono a componenti Jazz o ad un sound Elettronico come Anderson Paak, Massive Attack, Gorillaz, D’Angelo. Certamente i maestri del pop bianco sono sempre presenti nella nostra musica, sia come scelta artistica sia come background musicale con il quale siamo cresciuti.
C’è qualcosa che vi accomuna ad un power trio, ovviamente da un punto di vista strutturale e strumentale, ma la potenza che rende i power trio un po’ tutti uguali nel vostro caso viene elaborata in modo diverso, più sottile, più groovey, molto meno hard rock; è questo l’equilibrio che vi interessa?
Sicuramente il nostro equilibrio si basa su un’attenzione alle componenti ritmiche. Sulle interazioni fra basso e batteria e le costruzioni melodiche adagiamo armonie provenienti da matrici jazzistiche cercando sempre una chiave pop e orecchiabile nei ritornelli.
Redtree Groove – Dust (audio)
Della produzione meno recente, quella del 2015, Psychedelic Waves è il brano che vi ha portato più fortuna, grazie anche all’interesse di Radio Capital. Si tratta di un reggae molto classico, genere che mi sembra pratichiate molto. Potete raccontarci la storia legata alla fortuna del brano e da dove nasce il vostro amore per i suoni e i colori della Giamaica?
Per noi il Reggae insieme all’hip hop si è rivelato una chiave di accesso per sviluppare le peculiarità del nostro sound. Non ci sentiamo un gruppo prettamente reggae o legato ad un genere nello specifico tuttavia abbiamo un debito nei confronti del mondo artistico giamaicano. È stato il primo tassello per la nostra costruzione personale e artistica e Psychedelic Waves e’ il nostro omaggio a questo mondo musicale
Redtree Groove – Psychedelic Waves (audio)
Che tipo di produzione in studio avete affrontato per la vostra musica, vi siete occupati dei suoni in modo autarchico oppure è stato necessario affidarsi a mani esperte?
Per queste prime registrazioni abbiamo voluto presentare il progetto nella sua totale nudità con i suoi pregi e difetti sviluppando un sound personale e svincolato da limitazioni di genere. Certamente non possiamo non ringraziare Stefano Ciardi che ci ha aiutato nella produzione delle strutture dei brani e a trovare il giusto equilibrio fra gli strumenti.
E per quanto riguarda il materiale in preparazione, quali progetti avete?
Abbiamo appena finito un disco totalmente auto-prodotto che presenteremo a
breve e stiamo già lavorando su una nuova produzione che attinge da tutte le
esperienze assimilate dalla nascita del progetto. I due anni passati sono stati incentrati sulla ricerca, sperimentazione e per consolidare il messaggio musicale che vogliamo rappresentare. Adesso vogliamo mettere in gioco la nostra identità artistica
Avete avuto un’intensa attività live negli ultimi due anni, tra contest e palchi toscani; quanto è importante per voi, nella dimensione in studio, capitalizzare e restituire la vivacità di un vostro concerto; insomma preferite la presa diretta?
Per noi la dimensione live e’ essenziale e vitale per le composizioni e per la costruzione di un’intesa comune. Spesso dal vivo ci abbandoniamo a lunghe improvvisazioni funky e hip hop mentre nel nostro studio raffiniamo le idee e cerchiamo di restituire la genuinità di un’esibizione con la cura di una registrazione.
Redtree Groove – P.I.L.L.S. (audio)
Perché Redtree Groove, il nome intendo?
Volevamo un’immagine che offrisse l’idea di robustezza e solidità, un albero
ancestrale accompagnato dalla forza e dai colori malinconici tipicamente
autunnali. Il “Groove” e’ un gioco di parole fra “grove” (bosco) e il feel tipico della nostra componente ritmica.
Avete partecipato a molti contest e ci riprovate con il Rock Contest di Controradio. Cosa pensate possa offrirvi in più rispetto alle precedenti esperienze?
I primi contest a cui abbiamo partecipato sono stati un obbiettivo e un modo per confrontarci con i gruppi emergenti del panorama italiano. Adesso vogliamo presentare la nostra essenza musicale al pubblico fiorentino e non solo
Redtree Groove, la scheda e i pre-ascolti sulla pagina dedicata del Rock Contest 2017