domenica, Dicembre 22, 2024

Rock Contest 2017- White Room, post punk e situazionismo: l’intervista

Post punk, dark wave, gothic. Sono solamente etichette vuote se non si sposano ad un progetto che da quelle controculture sia in grado di distillare l’aspetto ancora vivo, quello di un rituale coinvolgente fuori da qualsiasi moda del momento e strettamente legato all’inconscio collettivo, si esso stesso politico, filosofico o semplicemente interiore. È lo spirito con cui i cinque White Room, tutti provenienti da Massa, affrontano emozioni e suggestioni con lo spirito di Guy Debord da una parte e l’amore per le avanguardie storiche dall’altra.
Musica, immagini e teatro Artaudiano si sposano in un live set provocatorio e pieno di stimoli, assolutamente da non perdere.
Tra le band selezionate per la quarta seminifinale del Rock Contest di Controradio, in programma il prossimo 31 ottobre presso il Glue di Firenze, li abbiamo intervistati per conoscere meglio i loro suoni e la loro incendiaria attività live.

White room – Run – White Wave

 

Per consultare tutte le interviste e i contenuti speciali dedicati ai 30 ospiti del rock contest fiorentino, Indie-eye, media partner del festival, ha aperto una sezione specifica da questa parte: Rock Contest 2017, tutti i contenuti 

Come si è formato il progetto White room?

Se ogni cosa sulla terra fosse razionale, non accadrebbe nulla.

Post punk e dark sono i vostri punti di riferimento, cosa rende ancora attuale secondo voi questo tipo di suggestioni e di cultura?

Ogni azione, operazione o esibizione artistica deve inevitabilmente fare i conti con il suo tempo e con il suolo che calpesta, per le atmosfere questo però non funziona.
L’abito perfetto esiste al di sopra dei concetti di spazio e di tempo.
La malinconia così come la rabbia sono libere dalla data di scadenza..suggestioni, emozioni e concetti, superiori alle mode e alle tendenze, in un qualche modo eterni.
Per la cultura punk, dark, goth, né più né meno di ciò che è già stato detto per le suggestioni, è stare al di fuori del quadrato, il non percorre i binari del “bello”, del “vende” del “funziona” in un continuo tentativo di scardinare con un piede di porco i binari, guardando dritto in faccia il treno che ti corre in contro con la stessa grinta della prima volta. Per quanto il tempo, il mondo, cambi la propria intenzione e direzione, la controcultura resta invariata, non cambia, forte nel suo Contro.

La dimensione visuale occupa un posto importante nella vostra musica. Potete raccontarci in quali forme e in che modo?

È fondamentale. L’immagine è il più forte mezzo di comunicazione. Viviamo in un mondo fatto di immagini: che vendono, offrono, confondono, insegnano, impongono…
Teleregimi bombardano l’io con immagini e indottrinano il pensiero. Ci nutriamo di immagini. Suono e Immagine, insieme, sono secondo noi lo sposalizio perfetto, il miglior mezzo che conosciamo per comunicare in maniera forte e violenta. Se vi dicessi”11 Settembre”: BOOM!, nella testa di tutti imponente l’immagine di due torri che crollano.
Le immagini ci divorano. Noi, semplicemente, ci facciamo divorare, cercando attraverso l’utilizzo del video, durante i Live di trasportare insieme a noi, il pubblico all’interno di quella umida e buia bocca che è la performance e di spostarlo, a nostra scelta, da un dente all’altro, con la lingua, masticandolo piano.

White Room – Cathedral

Quale tipo di cinema e di quale periodo ispira le vostre immagini? Le immagini inoltre contaminano anche i live set? In che modo?

Le immagini sono sempre in relazione al pezzo. Ad ogni canzone corrisponde un filmato.
C’immergiamo nella luce del proiettore e facciamo da schermo a realtà tra le più disparate, attualità pulp contemporamea o cinema d’avanguardia surrealista, rigorosamente in bianco e nero. Spesso anche intere performance artistiche di trasfigurazione corporea. Marcel Duchamp, Salvador Dalì, Luis Bunuel, Man Ray, Maya Deren, Oliver de Sagazan…alcuni tra i nostri punti fermi.

Quanto è importante l’aspetto performativo ? Pensavamo al modo in cui Lydia Lunch cambia la sua musica sul palco attraverso una relazione attiva e traumatica con il proprio pubblico. Puntate anche voi a questa dimensione shockante per provocare una risposta viva e intensa dal vostro pubblico ?

La performance, il cinema, il teatro, la vita sono una finzione. Lo spettacolo è di per se un’enorme bugia. A nessuno frega niente di leggere il tuo diario segreto, saziato il desiderio di curiosità, l’attenzione scade e a nessuno importa più. Il nostro tentativo è quello di trasformare quel diario in uno specchio, se ci guardi dentro ci trovi te stesso. Ed a quel punto sì che t’interessa! quindi cazzotto alla barriera tra band e pubblico. Stupore, rabbia, disgusto.. sono emozioni comuni.
Non vogliamo shockare, vogliamo coinvolgere.

Cosa significa per voi, citando il vostro comunicato stampa, ‘fare musica per creare situazioni’?

Il situazionismo è un movimento artistico e politico formatosi nel 1957, con radici nel marxismo nell’anarchismo e nelle avanguardie artistiche di inizio ‘900.
Il situazionista, crea situazioni, definite come movimenti di vita concretamente costruiti attraverso l’organizzazione collettiva di un ambiente unitario in un gioco d’eventi.

Alla base del movimento c’è l’esplorazione del territorio, indubbiamente interessante ed attuale il gioco che l’esplorazione ha con lo spazio, ma centrale in ciò che noi analizziamo, è l’idea che ci sia un potenziale rivoluzionario nel tempo libero.
Noi facciamo spettacolo, coinvolgiamo il pubblico, creando situazioni in momenti di svago, nel tentativo di emancipare lo spirito rivoluzionario presente in ciascun’ individuo.

Da un punto di vista discografico potete raccontarci il vostro lavoro in studio e la produzione, sia in termini di quello che è la situazione attuale sia per quanto riguarda i vostri desideri

Tempo libero, gioco, noia, rabbia, una sala prove e la forte necessità di fare cultura per creare scambio, conoscere, scoprire, tutto dal basso. Un incontro di cinque entità completamente diverse che si fondono in una sola e s’insidiano con la loro musica tra le vuote stradine di una piccola e monotona provincia da svecchiare. Arte, musica, immagini e corpo in una commistione sovversiva e malinconica che cerca incessantemente di spaccare il muro della routine quotidiana e pesante che imprigiona, soffoca e rinchiude.

Il Rock contest consente una connessione con il mondo della produzione in forma più concreta rispetto ad altri concorsi : voi cosa ne pensate? E soprattutto perché avete scelto di partecipare ?

Se ogni cosa sulla terra fosse razionale, non accadrebbe nulla.

White Room, la scheda della band sul sito ufficiale del Rock Contest

Stefano Bardetti
Stefano Bardetti
Stefano Bardetti, classe 1974, ascolta musica dai tempi appena precedenti al traumatico passaggio da Vinile a CD; non ha mai assimilato il colpo e per questo ne paga le conseguenze.

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