Mino Reitano era un grande cantautore, forse uno dei migliori in Italia, per quella sua capacità di metterci dentro tutto: l’alto, il basso, l’energia e la tensione, l’adrenalina di una festa rionale, quell’autismo positivo che è mantenere a tutti i costi il centro della scena per poi, da grande performer, sfasciarla tutta e sfasciarsici insieme. E tutto questo senza quel filtro metalinguistico che sostanzialmente congela l’odierno cantautorato nazionale in una postura poco credibile. Mino si definiva uno che non aveva studiato, in varie occasioni e anche in un’intervista concessa all’Unità nel 1992, da dove abbiamo estratto questo piccolo “Haiku” nazionalpopolare.