sabato, Dicembre 21, 2024

Il Giappone di casa nostra: note su “Il piccolo isolazionista” di Tommaso Labranca

Bella, bianca, liscia, piacevole la copertina di quest’ultimo libro di Tommaso Labranca. Vien proprio voglia di leggerlo. Un i-pod shuffle, un titolo ironico, Il piccolo isolazionista, nella miglior tradizione dell’autore e un sottotitolo filosofico “prolegomeni a una metafisica della periferia” ancor più invogliante. Una discreta quantità di foto a metà libro, tutti luoghi notturni periferico-metropolitani colti al volo. Una serie di indici, cronologie e tracklist alla fine del libro. Il protagonista è una specie di nostrano hikikomori, l’auto-recluso da cameretta giapponese, che si sigilla nella sua stanza insieme ai suoi strumenti tecnologici più cari: i-pod, pc per navigare/scaricare/giocare, cellulari che non squillano quasi mai. Ma a differenza del nipponico collega, il nostro protagonista, dal non troppo vago sentore autobiografico, di cui conosciamo solo l’iniziale del nome, T., ancora ogni tanto esce di casa e in queste pagine ci racconta una storia, la sua storia, che si svolge dagli anni ’60 ad oggi. Il tutto avviene nell’arco di una nottata passata in giro senza meta in auto per le tangenziali della profondissima periferia milanese. Ed è una storia con colonna sonora, o forse una colonna sonora con una storia, che esce come un monologo interiore dalla mente di T. e dalle casse dell’autoradio. Accattivante nella forma, capitoli brevi e brevissimi, quasi un blog che post dopo post inanella sentenze e giudizi musicali e umani senza soluzione di continuità: analisi filologiche e filofoniche dei Sigur Ros, destrutturazioni degli album di Moby, capitoli e capitoletti interi dedicati agli Abba, antiche diatribe difficilmente dirimibili tra appassionati di rock progressivo e spensierati ascoltatori di Cerrone, o forse solo adoratori delle sue copertine… T. rimane immediatamente un po’ antipatico e un po’ patetico, chiuso nelle sue sicurezze assolute erette a estrema difesa della propria presunta unicità. Labranca sguazza in questo io-personaggio divertendosi e giocando con il povero T. mandandolo in loop: una solitudine voluta, ma anche subita pur di contrastare l’omologazione, un isolazionismo sorretto dal cinismo e da un distacco estremo dalle cose del mondo. Un ritratto insomma di tanti weblogger che imperversano in rete, che postano pensieri notturni e solitari pieni di acredine, che alla fine si assomigliano un po’ tutti e che hanno tutti bisogno del commento degli amici-visitatori. Il libro, edizione Castelvecchi, 13 Euro, continua naturalmente sul web nell’apposito sito in progress dove si possono vedere le foto di cui si parlava sopra, notizie bio-bibliografiche sull’autore, recensioni del libro, calendario delle presentazioni e altre notizie e informazioni utili per gli appassionati e per chi vuole approfondire. Se andate in questo momento sull’home page troverete anche un invito ad un ascolto isolazionista all’aperto, presumo collettivo, che prevede una selezione musicale su cd da ascoltare in silenzio, in un luogo da definire comunicato last minute via sms.

Roberto Balò
Roberto Balò
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