lunedì, Dicembre 23, 2024

Lisa Crystal Carver – La droga fa bene (Quarup, 2010)

Provate a immaginare la tipica liceale punk. Non dovrebbe essere difficile, ce n’è almeno una in ogni istituto superiore. È la ragazza con i fuseaux dentro agli anfibi, con la maglietta strappata, con i capelli che, a forza di tinture, hanno assunto un’indefinita colorazione grigio topo. Quella che solitamente scopa il tipo con la faccia da duro, la catena al collo e la cresta di un metro e mezzo. E che lo lascia per un tipo con la faccia da duro, la catena al collo e la cresta di due metri. Bene, in genere la fase ribelle di tale non-allineata dura fino ai 22, 23 anni, dopodichè la nostra mette – come si suol dire – la testa a posto. Riesumerà il proprio passato solo in occasione di un tè con pasticcini, mentre sfoglia assieme alle amiche gli album di fotografie nel salotto buono (“Ah, certo che all’epoca ero proprio una pazza! Guarda come andavo in giro!”). A meno che di nome non faccia Lisa Crystal Carver, nel qual caso non solo la sua ribellione potrebbe diventare un’attitudine consolidata, ma finirebbe per essere affrontata all’interno di un’autobiografia. Opera che l’autrice ha effettivamente pubblicato in America nel 2005, e che i tipi della Quarup hanno di recente stampato per il mercato italiano. L’esistenza borderline di una protagonista dell’underground statunitense di fine anni ottanta/primi anni novanta è un’odissea di sangue e merda, in cui il vissuto personale si confonde continuamente con quello collettivo. La traumatica maturazione della donna Lisa avviene mentre l’artista Lisa fotografa dall’interno il sottobosco DIY e le tendenze musicali che lo agitano. Da prima calcando i palchi con la sua band, i Suckdog (una personale rilettura del Teatro della Crudeltà), e poi tramite gli articoli e le interviste redatte per la fanzine Rollerderby, Lisa entra in contatto con una serie di personaggi leggendari. Individui rimasti sconosciuti ai più, ma assolutamente fondamentali per la maturazione e lo sviluppo di quella musica “che non è musica, è rumore”. Rottami autodistruttivi come GG Allin, fusi di testa come Jean-Louis Costes, ascetici menestrelli come Bill Callahan (Smog), inquietanti parafascisti come Boyd Rice (Non) – molti dei quali destinati a diventare amanti della stessa Carver – sono solo alcuni dei nomi citati nell’opera. La scrittura brutale, eppure fortemente ironica, ben si confà alla volontà di sacrificio dei protagonisti, pronti a tutto pur di riuscire a suscitare una reazione nell’ascoltatore. L’opposto di quello che all’epoca avveniva all’interno del ben più mansueto circuito indie rock: “negli spettacoli di indie rock a cui sono stata il pubblico se ne sta in piedi con le braccia incrociate e lo zaino in spalla, con un look assolutamente identico a quello dei tre tipi sul palco (sono tutti gruppi di tre membri) che cantano borbottando cose senza senso, e non c’è una sola persona che indossi o faccia qualcosa di inopportuno… sospetto che farfuglino invece di cantare così nessuno può cogliere il messaggi, perché il messaggio non c’è!”. Sebbene nessuno di questi artisti abbia raggiunto la fama, sebbene nessuno si sia arricchito o abbia goduto di un vero e proprio successo di massa, la loro mancata rivoluzione può costituire una valida ragione di orgoglio. Come sottolineano le parole della stessa autrice, Lisa e i suoi non hanno mai optato per comode vie di mezzo. Hanno puntato dritti al cielo, e se sono poi finiti in una fogna è solo a causa di un errore di percezione: “«I Nirvana ce l’hanno fatta» ribatte Rachel, ma io loro non li considero. Alla fin fine sono rimasti dei tradizionalisti, mente noi volevamo sovvertire dalle fondamenta il modo di fare musica… volevamo abbattere ogni barriera… volevamo trasformare uno show dal vivo in un’ora e mezzo da sindrome di Stoccolma, perché è quando non ci si ricorda più di chi sono i nemici e gli eroi che si può ricostruire il mondo da capo”.

La droga fa bene su Quarup

Lisa Crystal Carver su myspace

Federico Fragasso
Federico Fragasso
Federico Fragasso è giornalista free-lance, non-musicista, ascoltatore, spettatore, stratega obliquo, esegeta del rumore bianco

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