Debora Petrina – indie-eye podcast by Indie-Eye Network on Mixcloud
Numero assolutamente magmatico questo di Indie-eye Podcast, non solo per la durata effettiva della trasmissione che raggiunge quasi i 40 minuti, ma per la ricchezza e la qualità musicale della proposta. Debora Petrina, è artista tra le più interessanti e “generose” del panorama musicale Italiano, generosa per la sua capacità di mettersi in gioco attraverso un medium come il Pianoforte con il quale duella in modo del tutto personale e senza temere la vertigine e l’interstizio, ma piuttosto sfruttando gli elementi di passaggio e l’idea di transito come un’ampia finestra creativa attraverso la quale sia possibile far convivere e a volte collidere gli elementi del patrimonio contemporaneistico internazionale, quelli della cultura pop, un approccio al Jazz che si dimentica dello standard come tale e lo re-inventa secondo prospettive oblique, l’uso della voce e del corpo secondo variazioni visive e materiche che mettano in evidenza la forma del processo e il sistema delle differenze. Nel 2003 Debora Petrina ha realizzato un cd molto importante nell’ambito della musica contemporanea, Morton Feldman: Early and Unknown Piano Works, una raccolta delle opere giovanili di Feldman incise per la prima volta su CD, capitolo che rappresenta solamente una delle sfaccettature del suo fare musica; tra il progetto Ojos de Pepa, dove viene invitata all’Avana dall’Instituto Cubano de la Música per una ricerca sulla musica cubana dell’800; il suo lavoro come arrangiatrice per numerose cantanti come Zenima e Patrizia Laquidara; la sua forza come performer e danzatrice che la porta verso esperimenti come No toco, assolo su sgabello amplificato, Quatuor pour la fin des murs performance per trapano solista e Terrafrana, pièce sui cantieri edili; tra tutte queste cose appunto si affaccia l’idea di ricomposizione condotta con(tro) il corpus pop-rock di brani classici e meno consueti che confluisce nel progetto Don’t Forget Amnesiac, realizzato a partire dal nucleo di brani contenuti in Amnesiac, l’album dei Radiohead, progetto che da tempo Debora porta in concerto e che spesso si estende alla ri-composizione di tracce prelevate dal repertorio di Tori Amos, Who, Nick Drake, in una concezione compositiva che non ha niente a che vedere con l’idea di cover o di semplice interpretazione. Per questo podcast Debora ci ha donato l’ascolto esclusivo di un estratto dal progetto Don’t Forget Amnesiac, ovvero Life in a Glass House, più altre due tracce dal repertorio ri-composto dei Radiohead, Exit Music e Morning Bell, River Man di Nick Drake, uno standard Jazz come Angel Eyes e un estratto da Niente dei ricci, una sua composizione originale. Debora, in un lungo intervento, ci parla del suo essere musicalmente apolide, delle porte che il piano, la voce e il corpo hanno aperto nella sua carriera, della necessità di resistere e proteggere la propria libertà creativa, oggi più che mai, da contratti strangolanti e direzioni artistiche imposte, della necessità di farsi occhio indipendente. Una versione integrale dell’intervento di Debora Petrina, incluse una serie di tracce non inserite in questo Podcast, sarà presto disponibile come numero speciale di Immaginary S-trax su L’impostore-Podcast. Prima di augurarvi un buon ascolto, vi invito a diventare amici di Debora Petrina attraverso il suo spazio Myspace.
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