108 date possono essere un numero altissimo per un tour, per suonare da un lato all’altro della penisola e passare in rassegna le città facendo step su palchi di tutte le fogge e dimensioni. Eppure non è un numero così alto se si pensa di quanto tempo ci sarebbe bisogno per incontrare, conoscere o per lo meno vedere quell’ammasso di puntini che popolano il bel paese. Già perché proprio a quei puntini, compaesani, cittadini, si rivolge l’ultimo lavoro degli …a toys orchestra, Midnight (R)evolution. Titolo ambivalente, giocato sulla latitanza o meno di una lettera chiave; rivoluzione e evoluzione vanno di pari passo, o forse si alimentano a vicenda per innescare un meccanismo dal messaggio univoco: fai qualcosa.
Midnight (R)evolution è un album dai contenuti “civili”, che esce in un momento in cui il senso di civiltà è in cortocircuito a tal punto che è legittimo pensare che la scritta democrazia che percorre il vistoso cerotto sul volto tumefatto dell’artwork, sia più una causa dei lividi che un rimedio. Undici tracce, in gran parte nate e arrangiate durante il tour. I suoni si snodano fra generi diversi, lo stile è più tagliente soprattutto nei testi in cui strabocca l’ironia inquieta di Enzo Moretto.
Lo dimostra bene la title track che unisce ad un ritmo in stile “marcetta” la descrizione di una potenziale rivoluzione con tutti i visibilissimi limiti e contraddizioni della coscienza globalizzata che la muove (oh… one thousand million / “all star” that march). Un album dagli stili caleidoscopici; Pinocchio, seconda traccia, si apre con un rullio sonoro dai richiami balcanici e sferzanti per poi passare a Noir Dance, (brano dalle sonorità più analoghe a una Mrs. Macabrette o Santa Barbara del full length del 2007, Technicolor Dreams), affidato alla dolcezza del piano e agli arpeggi melodici che velano anche la successiva Goodnight Again. Con Lotus e Late September si passa nella sfera dei suoni ovattati, minimali alla Explosion In The Sky e dai testi rarefatti. Mutineer Blues, Can’t Stop Me Know e Nightmare City, sembrano raccontare una microstoria all’interno dell’album; si inizia col soliloquio blues intimo e raccolto, un inno prima della battaglia che prosegue nelle tinte fosche della traccia successiva e nella ripetizione pungolante di You can’t stop me now!, per passare infine il testimone all’ultimo pezzo della triade.
Midnight (R)evolution è un lavoro (piacevolmente) anomalo nella discografia del gruppo, meno caratterizzato dal mood cristallino nei suoni e ironico nei testi delle precedenti produzioni ma, per certi versi, più introspettivo. E che la rivoluzione di mezzanotte abbia inizio.