Forti di un apprendistato di lungo corso, i tedeschi AC Angry irrompono sulla scena con la spavalderia tipica dei peggiori guitti di quartiere. L’universo che ci raccontano è lo stesso celebrato da migliaia di rockettari prima di loro: una sorta di dimensione mitica in cui gli uomini vestono rigorosamente in pelle nera, possono bere quantità illimitate di birra riuscendo sempre e comunque a scoparsi la femmina altrui, vivono in fretta e muoiono giovani. Una sorta di bignami dei tipici cliché anni ’80. Che, coerentemente, investono anche gli aspetti prettamente compositivi dell’album.
Black Denim vive infatti della stessa energia perversa che animava i primi Motörhead, gli Iron Maiden di Paul Di’Anno, i maestri del cattivo gusto AC/DC. Trattasi di hard rock orgogliosamente working class – quello che non ha paura di sporcarsi con l’aggiunta di occasionali pianoforti o armoniche a bocca – che ha i suoi momenti migliori negli assalti all’arma bianca di Booze Horse e Motor, nel mid-tempo assassino della title track e nella doppia cassa furiosa di AC Angry.
Niente di particolarmente originale, ne converranno anche i diretti interessati. Ma sta di fatto che la potenza dei riff, l’essenzialità della sezione ritmica, la produzione aggressiva e la capacità di rielaborare le proprie influenze in maniera particolarmente riuscita pongono i nostri un gradino sopra la media di quanti si cimentano con lo stesso, sporco lavoro. In un’altra vita avrebbero potuto essere i Turbonegro.
Il video ufficiale di Motor dal canale youtube ufficiale di AC ANGRY
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