domenica, Dicembre 22, 2024

Adolfo Durante – libertà: la recensione

Che tipo di percorso avrebbe imboccato l’album di Adolfo Durante, se il mercato discografico avesse ancora un volto? Ce lo chiediamo perché la qualità di Libertà, oltre che nel talento dello stesso Durante, risiede proprio nel concetto che sta alla base del lavoro dell’artista salernitano, concepito secondo una modalità collettiva e condivisa che era alla base di una prassi industriale legata al mestiere e attenta alla somma degli elementi, a partire dalla scelta di affidarsi alle cure di un produttore-arrangiatore old school nel senso positivo del termine come Enrico Andreini, abituato al lavoro in squadra e alle parole di Sandra Von Borries, autrice di testi tout court, che l’hanno vista impegnata tra la musica, il teatro e la letteratura.

Entrambi, già al lavoro sulla voce di un’interprete dal grande talento come Floriana Mungari, contribuiscono a definire l’universo di Adolfo Durante in quello spazio combinatorio che risiede tra la canzone d’autore e la grandeur di uno stile italiano d’altri tempi, attingendo a quel serbatoio culturale dove si nutriva anche Ettore Petrolini (l’opera, la canzone popolare) ma allo stesso tempo consentendo a Durante di dimostrare l’eclettismo di un crooner di alta classe, capace di infondere alle canzoni quel senso di malattia dell’anima che trova posto tra lo spettacolo e la malinconia della maschera.

Il Funambolo , traccia d’apertura dell’album, sembra un personaggio dei fumetti di Giulio Cesare Ventura, sospeso tra gesta avventurose e l’influenza dei superuomini americani per come venivano filtrati dalle pagine immaginifiche dell’Italia del dopoguerra, ancora legate ai primi anni del novecento; Durante lo interpreta con l’agilità di un guitto, giocando con la voce in senso teatrale, un’impostazione che attraversa molte delle sue interpretazioni contenute nell’album, ma senza rimanere fisso in un punto, tant’è “Libertà” si muove tra i colori della musica africana (Luna gitana), la migliore canzone romantica degli anni ottanta (Libertà), il Jazz d’atmosfera (Batti l’uscio) la nenia popolare (Irraggiungibile), grazie anche al contributo di Andrea Zuppini (Rossana Casale, Fabio Concato, Eros Ramazzotti), Gabriele Evangelista (Bollani, Rava, Gatto), Bernardo Guerra (Bollani, Arisa).

Mixato da Marco Capaccioni, tecnico del suono di Giorgia e Gianna Nannini, l’album si chiude con “Per quanto bella sei“, brano composto da Andrea Zuppini con il testo di un grande paroliere come Oscar Avogadro, rimasto inedito fino ad ora, segno preciso di un mondo creativo fuori dal tempo che ancora sapeva unire invenzione e popolarità, destinandola ad un pubblico svincolato dal consumo usa e getta del digitale.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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