Primo di una serie di contenuti speciali e interviste realizzate da Giuseppe Zevolli nell’ambito del festival Europavox dove indie-eye è stato invitato come rappresentanza della stampa Italiana insieme ad una sola altra testata, Freequency; quello dedicato a Anna Aaron è una ricca intervista che ci racconta un’artista da tenere assolutamente d’occhio; Europavox si è svolto a Clermont-Ferrand dal 25 al 27 Maggio con un ricco roster di artisti; per informazioni aggiuntive, questo il sito ufficiale: Europavox Festival | N.D.R. le foto dell’articolo sono di Germinal Roaux e di Stephanie Meylan
Lo scorso anno la ventiseienne di Basilea Cécile Meyer dava alle stampe a nome Anna Aaron Dogs In Spirit (Two Gentlemen), un disco alternative pop che è corretto definire (scoprirete tra poco il perché) corposo. Dopo gli esperimenti in bassa fedeltà del debutto I Will Dry Your Tears Little Murderer, che in madrepatria fu accolto come la prima battuta di una grande promessa, le registrazioni in studio dei nuovi brani hanno visto la partecipazione tra gli altri del trombettista Erik Truffaz e di Marcello Giuliani alla produzione. La qualità duttile della voce di Cécile si sposa a un cantautorato piano-driven raramente prevedibile, in cui alle ballate dalla statura più tradizionale si affiancano struggenti lamentazioni o sonorità più ruvide che scongiurano ogni rischio di derive zuccherine. Le canzoni di Cécile sono così più vicine al pop-rock sporco e sfacciato di certa Fiona Apple che alle divagazioni autoindulgenti di una Charlotte Martin, per intenderci. Religione, filosofia e letteratura caricano il progetto di un pulviscolo di riferimenti, con la Bibbia a far da setaccio interpretativo. Incontro Anna Aaron pochi minuti dopo la sua performance all’Auditorium di Place du 1er de Mai, Clermont-Ferrand, ospitata dal festival Europavox. Timida, sulle prime forse un po’ restia, mi aspetta nello spazio stampa per una chiacchierata, durante la quale si scioglie a poco a poco e mi parla di fonti e ispirazioni del suo lavoro. Tenetela d’occhio.
Quando hai iniziato a scrivere musica e da quando Anna Aaron è diventata anche una band?
Ho iniziato a scrivere la mia musica ormai cinque anni fa, ma mi esibisco in tour con il mio gruppo da due anni.
Nella tua esibizione di stasera mi ha colpito un animo rock che non mi aspettavo. Oserei quasi dire che in alcuni momenti si trasformava in una performance “irosa”…
Sento la necessità di esprimermi a tutto tondo sul palco, per me è fondamentale. Mi ci butto completamente, ogni parte del mio corpo deve essere coinvolta ed esprimere qualcosa. Quando concepisci la tua esibizione in quel modo è molto facile che tutta la gamma delle emozioni trovi una valvola di sfogo: c’è gioia, c’è l’ira appunto, e così via. L’intensità della performance è la risultante di tutte queste emozioni messe assieme. (continua nella pagina successiva…)