Headliner dell’ultimo Emerge NME Radar Tour, Anna Calvi (il suo debutto full lenght recensito qui su Indie-eye) arriva a Cambridge in una fredda serata di Maggio che sembra rubata all’autunno. In Inghiliterra Anna gode ormai di una fama sempre crescente, tanto che questo minitour “emergente” sembra dare un calcio finale al suo status di debuttante, preparandola al ritorno negli States e a una lunga estate di festival che la impegnerà fino alla fine di Agosto. Il pubblico del Junction, piuttosto variegato e meno nutrito di studenti di quanto ci si possa aspettare, pullula di curiosi, ma non manca qualche fila di amatori. L’energico set del collettivo indie rock di Los Angeles GROUPLOVE crea un’atmosfera a dir poco festosa, che trova il suo apice nel singolo Colours: l’interazione tra Christian Zucconi (chitarra e voce) e Hannah Hooper, che oltre alle tastiere si scatena in una vera e propria danza, coinvolge gli spettatori, portando un po’ di sole californiano e una dose di genuina spensieratezza pop che colpisce per spontaneità. Chi aspetta con ansia il set di Anna si prepara al drastico cambio di mood e congeda i GROUPLOVE avvicinandosi al palco: subito spunta la sua sagoma esile ed elegante, i capelli raccolti a chignon, i pantaloni neri e il rosso folgorante di maglia e rossetto. La mise di Anna Calvi si è assestata su questi toni passionali e su una teatralità da chanteuse d’altri tempi, una cornice sensuale perfetta per la sua voce calda e tonante. L’intro Rider To The Sea dà un assaggio del virtuosimo di Anna alla chitarra, con quelle dita sottili intente in un fingertapping fugace che ricrea una distintiva aura cinematica. Dal secondo brano però la cantante abbandona lo strumento e viene sostituita da un chitarrista. Poco dopo spiega con dolcezza di essersi infortunata a un braccio durante il tour e di dover perciò suonare la chitarra il meno possibile. Un gran peccato. Privata della sua arma seconda Anna si concentra a tutto tondo sull’interpretazione e, come ha avuto modo di dichiarare in fase di ripresa dall’infortunio, l’incidente si è trasfromato in un’occasione per focalizzarsi ulteriormente sulla voce. L’interpretazione vocale è infatti impeccabile e in alcuni momenti, come nella caveiana I’ll Be Your Man, sembra davvero di sentire il disco. Morning Light è uno dei momenti focali, rarefatta e inquietante, grazie al continuo alternarsi di sussurri e risalite operistiche. C’è posto anche per la cover di Elvis, fresca di lato-b, Surrender (adattamento della ballata napoletana Torna a Surriento), seguita dall’esplosione amorosa di Desire. Dopo una lunga e tortuosa Love Won’t Be Leaving Anna saluta un pubblico incredulo: decisamente troppo presto per andarsene. Con l’unico encore del microset Anna riesce però a farsi perdonare. Per Jezebel riprende la chitarra ed esplode in un acuto finale che lascia tutti ammutoliti: la cover di Piaf rimane per ora uno dei picchi interpretativi dell’artista, oltre ad incarnare alla perfezione il pathos romantico e minaccioso insieme che anima la sua musica. Nonostante sia riuscita a trasformare un concerto di per sé sfortunato in un’ottima performance Anna ci rispedisce a casa tutt’altro che sazi, fosse anche solo per non aver sentito quella meraviglia di The Devil. Arrivederci, baby.
Setlist:
- Rider To The Sea
- Suzanne & I
- Blackout
- I’ll Be Your Man
- First We Kiss
- Morning Light
- Surrender
- Desire
- Love Won’t Be Leaving
- Jezebel