Tra storia e leggenda, a ciascuno il suo Mojito e in questa sede è del tutto ininfluente dimostrare fedeltà a Richard Drake con la sua mistura “cruda” di aguardiente, lime, zucchero e menta oppure al rilancio Hemingweyano e delle sue abitudini alcoliche consumate alla Bodeguita del Medio, quando Don Facundo Bacardi era già entrato nel mito da quasi un secolo. Firenze non è Cuba, e con tutta la buona volontà, magari affiancati da una bella partner scosciata sarà difficile replicare l’atmosfera di Die Another Day, dove un Pierce Brosnam in tiro ordina un Mojito original accompagnato da quella splendida gazzella di Halle Berry. La menta, tra l’altro, era già comparsa nel bicchiere di Bond molto prima del 2002, offerta da Auric Goldfinger in persona sotto forma di Mint Julep, cocktail sciroppato che possiamo tranquillamente considerare come una versione imbastardita e discutibile del cugino cubano.
Tutte suggestioni stimolanti e che potrebbero applicarsi benissimo allo scenario seducente della vecchia Rari Nantes, stabilimento sportivo storico, attivo dal 1940 e legato in parte alla squadra di pallanuoto fiorentina. Le recenti polemiche urbanistiche che ne decretavano la pericolosità , la doppia sentenza del 2013 con riesame della Cassazione che salvava in via definitiva la struttura, e il recente intervento governativo, non hanno ancora cancellato dall’orizzonte visivo gli stendardi di sostegno. Come se fosse un tentativo di commuoverci, “Salva la Rari Nantes” si legge a chiare lettere una volta varcato l’ingresso, con le piscine elevate sulla riva del lungarno Ferrucci e una lunghissima terrazza che passa attraverso il ristorante e il cocktail bar.
Superata la cover band mentre abbozza qualche suono Waitsiano, sarà per i cappelli di paglia del combo o per il pavimento in legno del bar, ma la scelta si orienta subito per un bel Mojito fresco, ordinato alle 19:30 in punto senza la presenza del Buffet: “Arriva tra due minuti – ci dice la bartender con rossetto vermiglio – intanto procedo con i cocktail?”
Con un gesto di assenso le diciamo di andare avanti e prontamente la ragazza afferra un recipiente dal quale versa mezzo dito di zucchero bianco (!!!) sul fondo dei bicchieri, per poi inumidirlo con quello che presumibilmente dovrebbe essere limone, difficile capirlo quando si ricorre a queste bottiglie di plastica che dell’aroma siciliano probabilmente mantengono solo il composto chimico che crea “l’illusione di…”.
Inorriditi non fiatiamo e con un certo sprezzo del pericolo accettiamo il rischio. La ragazza stacca cinque foglie di menta da una piantina vera e le sistema nel bicchiere, pressandole leggermente con lo Stir per qualche secondo, ma senza pestarle. Aggiunge ghiaccio fino all’orlo, riempie mezzo bicchiere con la soda e completa con Rum bianco, molto denso e del quale non siamo riusciti a capire la provenienza.
Agita leggermente sempre con lo stir, e ci consegna la sbroscia.
E di sbroscia si tratta, in una parola potremmo dire: Giulebbe.
Ma senza le origini nobili della parola, quella che dal persiano, dall’acqua e dalle rose arriva a descrivere il gusto dolciastro del Julep versato nel bicchiere di Sean Connery, rimane la sensazione palatale stucchevole, con una gradazione alcolica ridicola (cosa che ha corroborato il dubbio che quello servito fosse veramente Rum), senza dubbio fresca e mentosa, ma pagata ben 7 euro.
Non contenti e con la fame ad un buon livello, abbiamo replicato con un più innocuo spritz per accompagnare il buffet finalmente comparso (ore 20:10, due minuti espansi) consapevoli che in questo campo non possono sbagliare neanche le miscele che si trovano sugli scaffali della benemerita Lidl.
Il buffet, disposto in un angolo ristretto del locale coperto, con una massa di fiorentini avvinghiati come cozze ad uno scoglio, non è immediatamente accessibile e si presenta con una selezione di uova sode, taralli, finocchi e carotine tagliate à la julienne da accompagnare con una vinaigrette senza infamia e senza lode. Completano il tutto, coccoli a volontà che del coccolo fritto come dio comanda hanno ben poco, frittatina, pomodorini e parmigiano massacrato sul tagliere di rito.
Ventotto euro per un doppio giro X2, con un Mojito senza lime, ma con zucchero bianco (!!!) e uno spritz che riesce a fare anche mia sorella sul terrazzo dei suoceri con vista Osmannoro, non credo valgano l’assenza totale di zanzare (verissimo!) e l’ambiente suggestivo, frequentato da presenze femminili di indiscutibile livello.
Rari Nantes ristoro sull’acqua. Lungarno Ferrucci, Firenze
Se te la senti di invitare indie-eye per un aperitivo, fai pure. Noi preferiamo pagare, ma se proprio insisti scrivici a cs@indie-eye.it