Arctic Plateau è Gianluca Divirgilio: un’artista schivo ed ostinato, che di album in album, senza alcun clamore e molto umilmente, si è ritagliato un proprio personalissimo spazio, finendo per approdare alla tedesca Prophecy, specializzata nel suono più o meno apocalittico (nel suo roster anche i Sol Invictus), evidentemente più attenta delle etichette di casa nostra a cogliere quanto di buono c’è nelle corde del musicista romano.
Al suo terzo lavoro, Gianluca, arriva attraverso uno shoegaze dai rimandi floydiani, approdando ad un’originale forma di power ballad dalle velature metal, tanto che nella titletrack ospite alla voce è Carmelo Orlando dei Novembre ed in Loss and Love Fursy Teyssier dei Les Discrets.
Il disco è talmente compatto, che sarebbe inutile disquisire su uno o sull’altro brano: ogni traccia entra a far parte di un quadro unico che va completandosi poco alla volta. Ad emergere, passando dagli attacchi diretti dell’iniziale Music’s Like ai passaggi più pacati di Melancholy Is Not Only For Soldiers, attraverso gli strumentali Catarctic Cartoons e Trentasette e brani d’intensità realmente straordinaria come Idiot Adult, sono suggestioni che vanno dai Cure di Wish, ai Pink Floyd appunto, ai Pearl Jam, ai primi Radiohead.
Accompagnato da Fabio Fraschini al basso e Massimiliano Chiapperi alla batteria, Divirgilio scrive pagine robuste e senza fronzoli, almeno quanto romantiche ed emotivamente coinvolgenti, epiche ed innodiche, che con i loro umori wave/grunge/psichedelici, ineffabilmente anni 90, potrebbero essere considerate come un’inedita forma di rock classico moderno.