Barbara Cavaleri non è solo una girovaga musicale ma anche una studiosa del genere, attività affatto scontata nonostante il “settore” d’impegno. I suoi spostamenti sono molti; dal conservatorio della natia Novara, passando dai palchi teatrali di Milano arrivando oltre Manica, fra i quartieri di Londra dove studia canto e improvvisazione jazz presso la Goldsmith University. Un cuore in movimento e una voce di velluto, queste sono le principali caratteristiche di Barbara che con So Rare raggiunge il terzo album dall’inizio della carriera. Si tratta di un lavoro delicato, poco avvezzo ad essere irrigidito nella forma delimitata del cd. Piuttosto, ci si aspetterebbe di vederla nel mezzo di una sala da ballo o sopra un palco debolmente illuminato, seduta di fronte ad un pianoforte a coda o seminascosta da una chitarra.
So Rare mischia il tradizionalismo locale tipico del folk con il linguaggio universale e diretto del pop, ma con particolare attenzione agli arrangiamenti, ai tocchi sofisticati in secondo piano come il suono del mandolino in Rainbow o i giochi di voci quasi ethereal wave in So Rare. Dieci tracce ora annerite dalla causticità alla Pj Harvey (Just Do It Again, Up), ora verdeggianti alla Feist (Home). Ma è Desire che probabilmente racconta meglio le turbolenze di Barbara Cavaleri; un brano frammentato tra strofe aggressive, tensioni di rabbia, parziali rasserenamenti e (forse) un perdono. E non è un caso che proprio Desire sia stato scelto come primo singolo tratto dall’album. Accompagnata da musicisti quali Alberto Pirovano (chitarra, mandolino, ukulele, banjo e voce), Giuseppe Fiori (basso), Barbara ha potuto contare inoltre del supporto artistico e alla produzione di Leziero Rescigno.
So Rare è un percorso obbligato per scoprire l’esatto punto in cui talento e passione si fondono.