Barresi Project è un collettivo nato nel 2010 a Bologna grazie all’idea del musicista lucano Antonino Barresi che decide di metter su un innovativo progetto sospeso tra i confini dell’elettronica, del folk del jazz e della world music. Un metissage unico e originale che condivide con il producer Dj Detox, il pianista Alessandro Trebo e un ensamble “mutante” di più di venti elementi che ha incluso nomi come Freak Antoni (Skiantos), Guglielmo Pagnozzi, Mimmo Mellace (ex Parto delle Nuvole Pesanti), Zeduardo Martines, Paolo Benedettini, Gino Di Fazio, Danilo Mineo (VSC, MopMop), Midihands, JopRec Berlin e molti altri.
Sono due i cd pubblicati dal collettivo, quello di debutto prodotto nel 2011 da Teorema Edizioni e intitolato “Discrasie” e il successivo “DNA“, pubblicato due anni dopo sempre dalla Teorema insieme a Comunicazione-Materiali Musicali, con distribuzione CNI Music.
Barresi e soci hanno in programma un terzo lavoro, le cui registrazioni sono cominciate il gennaio scorso e che vedrà la luce il prossimo autunno.
Nel frattempo, il 14 maggio è uscito “Caravan Game“, estratto da DNA e trasformato in una nuova versione battezzata “Elethno Dub” per l’occasione. La rielaborazione è firmata dal Dj Producer LightMinded, maestro di contaminazioni insolite che in questo caso hanno i suoni della Dub-Techno, l’ambient e l’IDM.
Ne abbiamo approfittato per saperne di più e per fare alcune domande ad Antonino Barresi sulla storia del suo progetto, sulla sua idea di musica e sulle prospettive future del Barresi Project
Puoi raccontarci le origini del Barresi Project e come si è evoluto fino ad oggi?
il B-Prj nasce a Bologna nel 2010 da un’idea di miscela del sound su alcune mie composizioni che da tempo curavo e portavo avanti parallelamente all’approfondimento sulle ultime tendenze elettroniche. Oltre a viaggiare spesso in direzione Berlino, per suonare in feste techno, avendo comunque un background folk-progressive, il mio flauto non poteva non essere attratto dalle proprie origini, etnicamente punti di forza irrinunciabili.
Tutto è diventato una continua ricerca e sperimentazione su suoni e testi che si sono concretizzati dopo il mio incontro con il producer e scratcher Dj Detox (Blatters) e il pianista Alessandro Trebo (Mop Mop): entrambi sono, con me, il primo motore propulsore di un progetto che ha trovato il suo culmine dopo un paio d’anni prendendo coscienza di essere diventato un vero e proprio collettivo strumentale che ormai prescindeva dagli esecutori e dipendeva esclusivamente dalla ricerca di un nuovo linguaggio strumentale riferibile ai compositori. Subito dopo le prime registrazioni e la composizione dei primi brani abbiamo avuto l’onore di contare sulla partecipazione e la collaborazione di più di venti elementi tra musicisti e producer italiani e internazionali tra cui mi piace ricordare Roberto Freak Antoni (Skiantos), Guglielmo Pagnozzi, Mimmo Mellace (exParto delle Nuvole Pesanti), Zeduardo Martines, Paolo Benedettini, Gino Di Fazio, Danilo Mineo (VSC,MopMop), Midihands, Gabriele Gubellini, JopRec Berlin e molti altri.
Il linguaggio del progetto, aperto a innumerevoli contaminazioni è stato al centro di una serie di open live memorabili, ai quali hanno partecipato musicisti seminali come Enzo Avitabile, quanto la lezione di Avitabile è stata importante per la filosofia del progetto stesso?
Direi imprescindibile. Avitabile in Italia è una delle più belle realtà musicali contemporanee e dopo aver visto alcuni suoi concerti è difficile non prendere ad esempio la sua fortissima spiritualità artistica. Lui parla la lingua di un mediterraneo che conosce il suo popolo anche se lontano, e spesso chiama a raduno i suoi fratelli d’anima nel pubblico come solo i grandi maestri spirituali possono fare. Le sue collaborazioni hanno fatto conoscere a “tanti” le potenzialità del nostro mediterraneo e dell’incontro tra culture apparentemente diverse che riscoprono un’unica radice nella “world music”. Aver avuto l’onore di suonare per questo stesso pubblico “in delirio” ipnotizzato dopo un concerto del “Maestro” insieme a Seun Kuti, figlio di un’altra grandissima leggenda come Fela Kuti, è stata un’enorme soddisfazione artistica oltre che un’importantissima lezione sulla World Music.
Ci racconti della collaborazione con Roberto Freak Antoni con il collettivo?
Il grande Freak, già dal 2008, mi aveva dato l’onore della sua presenza in alcune performance che facevo con una band che si chiamava CHANDRA e con cui proponevamo spettacoli surrealisti dove ad un sound sperimentale jazz-rock univamo i deliri dei testi ironici e contemporanei di Freak e gli estremi ritratti testuali e bohemien di Yzu Selly. Bei tempi. Proiettavamo Escher su artisti circensi dal vivo e poi con Freak cominciai a scrivere il primo brano del Barresi Project a quattro mani. Lui insisteva perché ci mettessi la faccia e lo feci, ad ogni modo fu l’esordio nel concetto stesso di featuring, che divenne poi il centro focale, su cui sviluppammo tutte le embrionali diapositive del Barresi project. Successivamente durante alcune performance live parlai a Freak dell’idea de “La vecchia”, del “nostro” passato in versione “forse” futuro e per risposta, lui divenne nel video-clip, la special guest che impersonava la Vecchia. Che altro dire, davvero altri livelli, un enorme Maestro di vita, mister Freak, come anche Yzu, rimarranno per sempre al mio fianco su tutti i palchi B-Prj.
Tra le collaborazioni più recenti quella con il giovane Dj Mandrayq, che abbiamo visto dal vivo in un sorprendente set alla Festa della musica di Chianciano, puoi raccontarci come è nata la collaborazione con lui e che contributo sonoro porta alla causa?
Dj Mandrayq è stata una felice scoperta nel B-Prj, perché oltre ad essere un grandissimo virtuoso della tecnica scratch su livelli internazionali come tutti sanno, è a mio parere un musicista dall’ottima sensibilità’ etnica. Nel Barresi Project lui è subentrato nei live a Dj Detox che fin dai primi brani aveva inserito diversi scratch all’interno dei nostri temi: percepimmo il potenziale dello “stilizzare” alcune parti suonate da flauti traversi e ciaramelle lucane, facendole scratchiare durante la riproduzione della melodia. Con alcuni Top-Scratchers italiani ci conoscevamo tramite la Crew dei Blatters e Dj Gruff e dopo qualche anno, quando proposi a Mandrayq di entrare nel project, lui esibì da subito una padronanza ritmica, che non potevo certo immaginare “eclettica”, fino al punto di svestire i panni del Campione di Scratch e di duettare con me anche col Berimbao nelle nostre performance dal vivo. È semplicemente un fuoriclasse, col suo “mode” contribuisce a costruire ” l’Unicità” dello stesso Barresi project.
Caravan Game è un estratto dal vostro ultimo album DNA e uscito in versione rivista e corretta lo scorso 14 maggio, ci racconti esattamente cos’è l’Elethno dub e quali sono le caratteristiche particolari del brano?
Caratteristica di questo remix/rivisitazione del nostro amico producer LightMinded è sicuramente lo stesso leitmotiv del progetto cioè il mix tra influenze e generi musicali. Questo però è causa di una difficile categorizzazione del progetto che , in mercati che mi spiace definire “volutamente ignoranti” come quello italiano, può creare diversi problemi.
Non avendo un unico genere “incubatore”, una dicitura come “pop” “indie” “folk” etc, abbiamo pensato letteralmente di inventarci un “Tag” che spiegasse il nostro sound. ”Elethno” nasce dalla fusione tra “Elettro” ed “Ethno”, e codifica in una parola uno dei nostri motivi performativi.
Anticipazioni sul terzo album del Barresi Project in lavorazione?
Il terzo album sara’ molto importante perché chiuderà una trilogia insieme a Discrasie 2011 e DNA 2013. Sarà la resa dei conti del nostro sound, sarà come i nodi che sdentano il pettine: sarà la curiosità della nostra ricerca, nell’ennesima, inaspettata ritmica, su un suono che non avevi previsto. Un nuovo appuntamento per continuare a ringraziare chi ascolta, come adesso ringrazio voi per l’interesse e la disponibilità concessa al B-Prj!!