A metà anni ’90 il mercato indipendente della musica era invaso da una miriade di bands che suonavano un insieme ruvido e melodico di punk, noise e powerpop: Idlewild, Therapy?, Kerbdog, Three Colours Red, ecc…Erano un insieme di giovani musicisti (dai successi commerciali effimeri quando a volte nulli) che si rifacevano tutti, più o meno esplicitamente, agli Husker Du.
Copper Blue, esordio degli Sugar di Bob Mould, entusiasmò tutti gli adepti di tali sonorità: chiaro che gli Husker fecero da apripista per tutto l’alternative rock dei Novanta, quello dei gruppi citati prima, ma anche quello più significativo dei Nirvana ed in generale di chi al guitar rock potente abbinava urgenza melodica e pathos espressivo. Insomma, l’insegnamento degli Husker (perpetuato dall’esordio degli Sugar) fu e resta di fondamentale importanza per le sorti del rock tutto.
Sono passati 20 anni da Copper Blue, il quale è stato ristampato in una versione deluxe per l’occasione: il ritorno di Mould sulle scene con Silver Age è anche un modo per riappropriarsi di quelle sonorità, per affermare la propria identità di autore tout court. I risultati sono mirabili, aldilà di ogni più ottimistica aspettativa: la penna dell’ex Husker Du è ispirata come non mai, la musica prodotta riaccende la luce enfaticamente sulle chitarre elettriche, sulla melodia a polmoni pieni ed a cuore aperto. Registrato in classica formazione “Husker” (ed anche questo non è un caso) ovvero in tre (con Jason Narducy e John Wurster), il disco esplode letteralmente grazie ad un sound chitarristico che fa dei power chords la propria arma di distruzione di massa: epico ed energico, distorto e melodico. Star Machine insegna due cosette a Dave Ghrol e compagni, la title track coniuga oscurità grunge con un piglio hardcore da vecchi tempi, The Descent è il primo singolo e la prima grande melodia da mandare a memoria. E siamo solo all’inizio: Steam Of Hercules è un mid tempo ispirato da una linea vocale in stato di grazia, Briefest Moment è incazzosa come ai vecchi tempi, Fugue State coniuga una buona sezione ritmica ad un refrain da gancio destro-sinistro. E poi ci sono i due brani finali, forse le cose migliori scritte da Mould da vent’anni a questa parte: parte il riff di Keep Believing, entra la voce, entrano i cori, e ditemi se non vi sembra di stare da qualche parte in mezzo ai solchi di Zen Arcade e Warehouse. Poi c’è First Time Joy, e qui davvero ogni parola diventa superflua. Una delle cose più belle ascoltate recentemente, una delle cose più belle scritte dal nostro in tutta la sua carriera: comincia intima, sfiorata dagli archi, da una sensibilità che è stata sempre coltivata, finisce come è giusto che finisca un disco del genere, sommersa dalle chitarre, dalle distorsioni, da un Mould che canta come se fosse l’unica cosa possibile da fare. Silver Age è opera importante, sincera e dal fascino senza tempo.
[box title=”Bob Mould – Silver Age (Edsel Records, 2012)” color=”#5C0820″]
Bob Mould al David Letterman Show esegue dal vivo The Descent
Tracklist
star machine | silver age | the descent | briefest moment | steam of hercules | fugue state | round the city square | angels rearrange | keep believing | first time joy [/box]