lunedì, Novembre 18, 2024

Bobby Soul & Blind Bonobos – Live At Mag Mell (Riserva Sonora, 2013)

bobby-soul-blind-bonobos-live_meg_mallAlberto “Bobby Soul” De Benedetti ha dedicato la sua vita alla musica nera, come si può già capire dal nome d’arte che si è scelto. Dai tempi dei Sensasciou, con la loro unica e a tratti spiazzante unione tra funk e canto in dialetto genovese, passando per i Blindosbarra, fino ad arrivare alle collaborazioni con varie backing band, tra cui ultimi i Blind Bonobos, Bobby ha attraversato in lungo e in largo l’Italia e il resto del mondo per portare ovunque la sua musica e il suo amore per essa.
Questa nuova uscita discografica, Live at Mag Mell, intende dare una fotografia dell’ultimo periodo musicale di Bobby, che ha ridisegnato il suo suono per adattarlo al meglio alle situazioni “per pochi intimi” in cui spesso si trova a suonare. Eccolo quindi sul palco accompagnato dalla chitarra acustica di Alessio Caorsi, dall’armonica di Andrea Giannoni e dal basso di Chicco Parisi, con la parte ritmica completata dalla stomp box suonata con i piedi (in senso letterale, assolutamente non figurato) dallo stesso Bobby.
La prima parte dell’album è dedicata alle cover di storici pezzi soul e blues, rivisitati in questa veste acustica mettendo al centro dell’attenzione la voce, assolutamente black, di Bobby. Tra i brani proposti quelli che rendono al meglio, all’interno di una scaletta che non ha comunque cali di tensione e di qualità, sono Let’s Get It On di Marvin Gaye, che si mantiene sensuale anche rielaborata acusticamente grazie anche alla coda che è un vero e proprio fiume in piena di testosterone; Smokestack Lightnin’ di Howlin’ Wolf, con una grande prova di Caorsi e Bobby che ulula dolore come il legittimo proprietario del brano; The Thrill Is Gone, che rispetto alla sua versione più famosa, quella di B.B. King, assume una maggior carnalità e fa capire perfettamente il legame indissolubile tra blues e soul; Personal Jesus, dove ci si confronta invece con Johnny Cash più che con i Depeche Mode, non sfigurando soprattutto perché non si rincorre il modello, ma si cerca di arricchirlo, con l’inserimento di forti elementi blues (l’armonica soprattutto) all’impianto folk del brano.
Nella seconda parte del disco si trovano invece i brani autografi di Bobby, dove le atmosfere si fanno in genere più rarefatte e riflessive, forse perché nei testi si fa sentire in maniera più o mena inconscia la tradizione cantautorale genovese. Su tutte spiccano Per chi viene dopo, con un’interpretazione veramente da brividi di Bobby, e Insieme, registrata invece in studio con la band al completo, pezzo d’atmosfera in grado di avvolgere e conquistare.
Un’altra gran bella prova per Bobby Soul quindi, sempre nel nome della black music. Speriamo che la sua storia, così particolare per l’Italia, possa proseguire ancora a lungo, perché abbiamo bisogno di persone come lui, che insegnino con la pratica quotidiana cosa voglia dire fare musica.

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Bobby Soul in rete

Tracklist:

Freedom | Use Me | Let’s Get It On | Way Down In The Hole | Come On In My Kitchen | Smokestack Lightning | The Thrill Is Gone | Personal Jesus | Sometimes Somebody | Per chi viene dopo | Gli occhi mezzi veri | Insieme | Nero | Non è un do ut des [/box]

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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