mercoledì, Dicembre 25, 2024

Calibro 35 – Indagine sul cinema italiano del brivido, l’intervista e il concerto (Firenze – Pergola – 15-5-2013)

La musica per cinema a teatro: una bella sfida concepita dai Calibro 35, band che ha sempre dimostrato, in primo luogo, uno straordinario intuito nel captare i gusti trasversali degli “appassionati di genere” sino a diventare band di culto per le masse. L’idea, impegnativa e affascinante, ha in sé numerosi e notevoli punti di forza, tra i quali quello di essere rappresentata solo in particolari occasioni, come quella predisposta dal Musicus Concentus nella cornice del Teatro della Pergola.
Enrico Gabrielli e Tommaso Colliva, che abbiamo incontrato poco prima del concerto, ci hanno spiegato quale fosse l’intento e l’iter di attuazione di tale operazione.

Le foto dell’articolo sono di Bianca Greco

Qual è il legame fra il cinema di genere “poliziesco” ed il thriller nel panorama italiano dei primi anni ‘70?

TC: c’è un fortissimo legame che consiste, in primo luogo, nella gente che ci ha lavorato, fra registi, direttori della fotografia e compositori, che è passata dal western, al giallo, al poliziesco, all’horror. Penso a gente come Massimo Dallamano, il più “trasversale”, Argento stesso che era aiuto regista nei western. Ma soprattutto la vera comunanza era l’artigianato, ossia piccole troupe che si ritrovavano nella grande maggioranza dei film.

Questo progetto nasce da questo legame?

TC: questo progetto nasce in realtà dal fatto che ci siamo sempre occupati di colonne sonore e i nostri film ne offrono in quantità incredibile, ce ne sono di bellissime, di splendide e anche alcune molto brutte.

E’ nato così anche un nuovo genere musicale prettamente italiano?

EG: nel poliziesco c’è un concetto sottostante, un suono vero e proprio legato all’emergenza, al fuggire. Il thriller non contempla questo aspetto, vedi esempi opposti come le parti più cacofoniche de L’uccello dalle piume di cristallo da un lato e, dall’altro, l’accostamento fra le immagini brutali di Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato e le sue musiche consolanti e leziose, composte da Riz Ortolani. Essendo l’horror un genere ad ancora minor budget, i registi si affidavano ad una fantasia sfrenata e in generale avevano più estro e possibilità di collegamenti anche “casuali”, lasciando molta libertà anche ai compositori, come il Morricone di Un tranquillo posto di campagna, certamente una delle partiture più inusitate. (continua nella pagina successiva…)

Francesco D'Elia
Francesco D'Elia
Francesco D'Elia nasce a Firenze nel 1982. Cresce a pane e violino, si lancia negli studi compositivi e scopre che esiste anche altra musica. Difficile separarsene, tant'è che si mette a suonare pure lui.
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