“Il gruppo è nostro e della musica ci facciamo quel che ne vogliamo”, questo devono aver pensato e ripetuto quasi all’infinito ogni membro dei Cibo alle critiche/lamentele sul perchè di tale “spreco” di musica genuina e arrabbiata con testi se non demenziali alle volte scemi (in senso buono). Anche con l’ultimo “Incredibile”, seguendo la tradizione dei primi dischi degli Skiantos, anch’essi nominati solo da aggettivi e sostantivi, i Cibo si giocano la carta della prevedibile imprevedibilità, tenendo duro sull’humour, cercando di crescere esponenzialmente. Ammetto che i propositi sono dei migliori, considerando che gli sforzi per riuscire a diventare intelligenti con acume strappando un sorriso è veramente duro. E spesso chi tenta la strada seria, poetica, riesce così male da oscurare le buone intenzioni. Ma per apprezzare a pieno i Cibo di Incredibile è necessario uno sforzo grande: ritornare all’essenza della parola. Saturati dall’ironia pungente che dilaga nel web, che ammetto essere talvolta geniale, manca il ritorno alle origini, a cosa ci faceva ridere da piccoli: un pranzo a base di cioccolatini e cipolle (ed il vomito che ne consegue), l’imbarazzo del sudore estivo combinato con le voglie da adolescente. Ma soprattutto, il segreto che permetterà a questi matti con l’ossessione del grind-core di continuare con questa formula è proprio il contrasto tra potenza muscolare e liriche assurde. Violenza ha lo stesso tema e impatto di Budy Giampi degli Elio e le Storie Tese, Incantesimo procede altalenante nel cantare “quello che i cani non dicono” come Lo stato A lo stato B, e ovviamente per ogni tipo di cane una melodia differente, sempre distruttiva. C’è anche da dire che le giravolte musicali, prodotte da Davide Pavanello (AntiAnti e Linea77), lasciano una bella sensazione, tanto da preludere l’ascolto continuato. E anche se non sembra, molti sono i livelli da cogliere (anche senza le voci registrate al contrario di EelST). Il disco vale l’ascolto, promesso.