mercoledì, Dicembre 25, 2024

Constants – Pasiflora (The Mylene Sheat, 2012)

Al principio fu Loveless. È fuori discussione l’importanza epocale che ebbe il secondo disco dei My Bloody Valentine di Kevin Shields: la primaria intuizione degli scozzesi Jesus & Mary Chain fu portata all’estremo compimento, in un tripudio di chitarre nebulose, zanzarose ed effettate intente a coprire voci sognanti e disperatamente pop. Lo shoegaze – letteralmente “fissascarpe”, dall’abitudine dei nostri di guardarsi i piedi mentre suonavano –  ennesimo sottogenere del vasto mondo dell’indie rock, era nato. Ben presto morì, sia ben chiaro: i vari epigoni, per lo più contemporanei del valentino sanguinolento (su tutti vanno ricordati gli ottimi Slowdive e i Ride) non riuscirono a raccogliere il testimone lasciato cadere da lì a poco dal talentuoso chitarrista e produttore. Negli ultimi anni abbiamo però assistito ad un corposo revival che ha dato nuovo lustro al genere: molte bands uscite dall’underground (Film School, Asobi Seksu, Ringo Deathstarr, solo per citarne alcune) hanno ripreso il discorso interrotto agli inizi degli anni ’90. I Costants, giunti al quinto album (il precedente If Tomorrow The War era prodotto da Justin Broadrick dei Godflesh) sono dei perfetti shoegazers: voci melodiose e costantemente sussurrate, coltri e coltri di chitarre a formare un wall of sound tanto potente quanto esplicitamente sognante. Pasiflora gioca bene con le atmosfere, riuscendo ad alternare umori dark ad episodi più potenti e sfacciati. I momenti migliori si hanno all’inizio ed alla fine: Sunrise ed Hourglass possiedono verve melodica ed efficaci tessiture chitarristiche, vicini alle prime cose degli Amusements Parks On Fire, gruppo di prime mover dell’ondata revival. 1985 e Crosses esplorano una dimensione più rarefatta ed introspettiva, tra ritmi cadenzati ed inserti elettronici. Il resto si alterna sui medesimi canoni non riuscendo però a raggiungere i livelli dei brani citati, mostrando qua e là il fiatone dovuto ad un’eccessiva ripetizione di schemi e formule ampiamente consolidate. La sufficienza se la prende, ma crediamo sia un disco destinato esclusivamente ai cultori del genere.

 

Denis Prinzio
Denis Prinzio
Denis Prinzio è bassista di numerose band underground ora in congedo temporaneo, scribacchino di cose musicali per sincera passione, la sua missione è scoprire artisti che lo facciano star bene.

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