“Non è necessario che restiate seduti”. Inizia così il concerto di Damon Albarn del 14 luglio 2014 sera presso il palco del Vittoriale Degli Italiani di Gardone Riviera (BS) in occasione della rassegna del festival estivo: Tener-a-mente. Sono da poco passate le 21.15 quando l’eterno ragazzino di Londra compare dal lato destro del palco; jeans, scarpe da ginnastica e una polo che non lascia intravedere l’alloro incrociato che per anni ha accompagnato la sua presenza.
“Non è necessario che restiate seduti”, si diceva, e per una volta il purissimo inglese di Damon sembra raggiungere chiaramente la comprensione dei più, e quasi all’unisono parte lo scatto atletico che porta gli ospiti della platea a sgomitare per un posto sotto il palco. Chi accovacciato sopra le casse, chi di tre quarti con i nasi e zigomi a cercare uno spiraglio di visuale e chi con l’infante al collo, in pochi attimi le sedie della platea restano orfane dei propri ospiti.
Il concerto inizia con le note di Lonely Press Play e Everyday Robots, tratti dall’ultimo album del 2014, ma basta attendere il terzo brano per entrare nel vivo delle sorprese e con Tomorrow Comes Today si apre una finestra sul mondo Gorillaz, un ritorno all’inizio degli anni 2000 che si concluderà con il salmo unhappy di Clint Eastwood. E se a rendere suggestivo il tutto non bastasse la cornice rosata del Benaco al tramonto, la scaletta della serata conserva altre sorprese; non solo una rassegna dei brani della produzione Gorillaz (Slow Country, El Manana solo per fare alcuni esempi), ma anche alcuni episodi dei The Good, the Bad & the Queen (Three Changes, Kingdom of Doom), una batteria di sei coristi da smuovere i cuori nell’esecuzione di Heavy Seas of Love, fino al richiamo al supergruppo del 2010, Rocket Juice and the Moon, con tanto di duetto con Kwame Ametepee Tsikata aka M.anifest, rapper ghanese già attivo con Albarn nel progetto del 2010. Verso la fine del concerto un accenno delle note di Song 2 con Damon alla diamonica fa urlare alla conclusione col botto, ma la speranza di scaternarsi al tormento di quel uh uh è presto fugata e a tener vivo il ricordo dei Blur ci pensano Out of Time, All Your Life e End of a Century.
Ad accompagnare Damon i membri della sua nuova band, The Heavy Seas, composta da Seye Adelekan al basso, Pauli The PSM alla batteria, Jeff Wootton e Mike Smith alla tastiere. Un concerto decisamente informale, come puntualizzerà Damon nel mezzo dell’esecuzione, dove trovano spazio sketch improvvisati con uno dei fonici al seguito, scherzi bonari condotti a distanza fra i manager dietro le quinte e falcate improbabili di Damon con tanto di posa lungo il palco per il piacere dei click fotografici.
Circa due ore di live sfumano alla conclusione, consegnando all’aria del lago la grandezza spirituale di Mr. Tembo e Heavy Seas of Love. Un concerto assolutamente memorabile, e che dimostra il vero significato dell’aggettivo “eclettico”, etichetta che ben si addice al talento di Damon Albarn.