La recente intervista concessa da Tony Visconti a Rolling Stone fornisce dettagli ulteriori sull’imminente album di David Bowie in uscita il giorno del suo prossimo compleanno, l’8 gennaio 2016.
Secondo il noto produttore Blackstar, di cui è già uscita la title track veicolata da un videoclip diretto da Johan Renck, sarebbe nato in fase embrionale con la registrazione di Sue (or in a season of crime) come era facile prevedere, primo contatto con alcuni jazzisti della Maria Schneider orchestra che hanno costituito in seguito la line up dell’album grazie all’intermediazione del sassofonista Donny McCaslin. Avevamo già parlato della presenza nell’album di Bowie di Donny McCaslin e la sua band (Tim Lefebvre, Mark Guiliana, Jason Lindner); Visconti la conferma e aggiunge alcuni dettagli. Il primo riguarda l’ascolto dell’ultimo lavoro di Kendrick Lamar da parte di Bowie e della produzione, riferimento che deve essere considerato solo in termini attitudinali: “Abbiamo ascoltato moltissimo Kendrick Lamar, ma non siamo approdati a niente di simile. Ci è piaciuta la modalità aperta di Kendrick che non si è cimentato con un disco strettamente hip-hop, mettendoci dentro di tutto. È esattamente quello che volevamo fare, evitando il rock’n’roll”
Tra le altre informazioni diffuse da Visconti, il fatto che la band di McCaslin abbia inserito influenze kraut, Jazz e anche hip-hop senza per questo giungere ad un risultato univoco e sopratutto lavorando in studio con un approccio old school.
Visconti rivela anche i titoli e i contenuti di alcune tracce: ‘Tis a Pity She Was a Whore” già b-side di Sue (or in a season of crime), presumibilmente in versione embrionale, perché in questo caso si parla di un brano con una base hip-hop e un sax freeform; “Girl loves me” i cui testi sono ispirati al Polari, linguaggio meticcio tra lingua franca, Romani e slang londinese legato anche agli ambienti gay britannici come racconta Visconti nell’intervista; “Dollar Days” invece sarebbe una ballata scritta da Bowie in studio, composta in un giorno e secondo Visconti, bellissima; “I Can’t Give Everything Away” è la traccia conclusiva del disco, realizzata con la chitarra di Ben Monder, Jazzista americano già con Lee Konitz, Toots Thielmans, Paul Motian e Maria Schneider Orchestra.
Tra gli ospiti del disco Visconti cita anche James Murphy degli LCD soundsystem (suo era il remix di Love is lost, accompagnato dallo splendido video realizzato dallo stesso Bowie in forma quasi casalinga) e in Blackstar presente alle percussioni solamente per due brani.
Blackstar ha una durata complessiva di 42 minuti e a questo punto non vediamo l’ora di ascoltarlo.