domenica, Novembre 17, 2024

Easy Star All-Stars – Easy Star’s Thrilla (Easy Star Records, 2012)

Durante l’ascolto del nuovo Easy Star All-Stars un ricordo di gioventù è spesso affiorato dalla mia mente: Estate 1988, io e i miei amici con in spalla lo stereo portatile, dentro la cassettina di Number Of The Beast degli Iron Maiden; incrociamo un paio di tipi con lo stesso apparecchio, ma con dentro Thriller di Michael Jackson. Scambi di insulti, accuse di omosessualità e satanismo.

L’odio per Jacko è finito col passare dell’adolescenza, sostituito da una placida indifferenza. Non ho mai ascoltato per intero Thriller, mi ha sempre incuriosito però lo status di leggenda intorno ad esso, le milioni di copie vendute, ecc…

Ben presto ho capito che dietro a tutto il marketing c’era un songwriting eccelso, dietro a tutta la patina glamour, ai video curatissimi ed al moonwalk esistevano una manciata di brani pop dall’anima profondamente black che lasciavano il segno per capacità melodica e sì, anche interpretazione (N.D.R.  leggi la recensione di BAD 25  di Spike Lee presentato a Venezia 69 e dedicato a Bad di Michael Jackson, su Indie-eye Straneillusioni). Il collettivo newyorchese capitanato da Michael Goldwasser dedito alle reinterpretazioni in chiave reggae-dub dei classici del pop rock mondiale (Dub Side Of The Moon rifaceva avete capito chi, Radiodread rileggeva OK Computer dei Radiohead, Easy Star’s Lonely Heart Dub Band omaggiava il capolavoro dei Beatles) questa volta si cimenta dunque con il masterpiece del defunto “King of pop”. Bisogna dire che, mentre nei precedenti lavori la sfida presentava incognite più interessanti, Thriller ben si presta alle riletture degli Easy Stars, proprio per quell’anima di cui parlavamo poc’anzi. Così troviamo episodi trascinanti, come l’afrobeat anfetaminico di Wanna Be Startin Somethin’, il lover di The Girl Is Mine magistralmente interpretato dalla voce di Mojo Morgan, le dilatazioni dub della title track. Non sfigurano nemmeno gli hit Billie Jean e Beat It, cantate rispettivamente da Luciano e Michael Rose. Il resto è accademia che alla lunga mostra anche un pochino la corda: insomma, si arriva un pochino stanchi alle note finali, rappresentate dai due strumentali Dub It e Close To Midnight. Disco comunque divertente e che merita senz’altro un ascolto.

Denis Prinzio
Denis Prinzio
Denis Prinzio è bassista di numerose band underground ora in congedo temporaneo, scribacchino di cose musicali per sincera passione, la sua missione è scoprire artisti che lo facciano star bene.

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