mercoledì, Dicembre 18, 2024

Engineers – In Praise Of More (Kscope, 2010)

Con il nuovo In Praise of More gli Engineers sono prima di tutto una band alle prese con un cambio di formazione, con l’abbandono di Dan Machbean e Andrew Sweeney e l’ingresso di Daniel Land al basso e Urlich Schnauss con il suo mirabile apporto shoegaze-elettronico. Daniel Land è l’anima dei Daniel Land and the modern painters, altro progetto shoegaze contemporaneo di buon livello ma la vera rivelazione è proprio Schnauss, perfettamente integrato alla band ed elemento di crescita per gli inglesi. In Praise on More è il terzo album di studio degli Engineers, la band, sempre particolarmente acclamata dalla critica, specialmente per il precedente Three Fact Fader, è quindi ovvio che le aspettive per questo disco fossero elevate.
Gli Engeeners non deludono confezionando un’album mirabilmente evocativo, privo di brani riempitivi e fondamentalmente compatto, al di là della felice varietà delle atmosfere. What it’s worth è un brano delicato e sospeso, caratterizzato dal suono tipicamente shoegaze che caratterizza tutto il disco, le radici degli Engineers non possono che affondare nel sound di Spiritualized e My Bloody Valentine, le pulsazioni di Subtober sono influenzate dagli Snaker Pimps di Chris Corner ma questo non vuol dire che gli Engineers suonino retrò in qualche maniera, la concezione stessa delle basi come dei condimenti elettronici è particolarmente vicina a quella di band all’avanguardia come i Mum, un suono nordico dunque, estremamente moderno e mai debordante. Las Vega è forse una delle canzoni più belle di In prise of More, con il suo incedere malinconico e la chitarra, limpida, protagonista assieme ad una voce abissale. Las Vega fa pensare ad un tempo alle ballate di Elliot Smith e alle atmosfere pinkfloydiane più distese (A pillow of wind ma pure molto altro), dopo un brano simile, nulla poteva funzionare meglio del potente appeal orecchiabile di Press Rewind. There Will Be Time e Twenty Paces sono brani fortemente atmosferici giocati sulla dinamica fra chitarre e percussioni, sempre particolarmente curati nel suono, non meno curato To an Evergreen ma opposto nel carattere, un brano energico, ritmica corposa e, indubbiamente, Ulrich Schnauss ancora protagonista. Nacht Hause chiude l’esperienza con poche note d’ispirazione Smiths (ascoltare Last Night I Dreamt That Somebody Loved Me per credere) e l’intarsio di sussurri che reintroducono alla vita esterna. La stampa anglosassone ha chiamato in causa per gli Engeeners di In Praise of More persino Chapterhouse e Catherine Wheel, chi ammette l’innegabile prevalere delle atmosfere trasognate rispetto al dinamico precedente Three Fact Fader è stato accolto positivamente dalla critica di ogni settore; tanto entusiasmo, è bello poterlo scrivere ogni tanto, è assolutamente giustificato.
In Praise of More, il primo album degli Engineers di Mark Peters (passato alle chitarre, fulcro della nuova formazione), è un disco da non perdere, uno dei migliori dell’anno, eppure ammantato di una bellezza senza tempo che lo farà durare.

http://www.myspace.com/engineers0

Giorgia Mastropasqua
Giorgia Mastropasqua
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