A seguire sullo stesso palco arriva però il concerto più atteso della serata, una delle prime esibizioni del primo grande tour di Woodkid. La sala inizia a riempirsi senza sosta e mentre compaiono sul fondale le due chiavi simbolo del progetto visivo e musicale del francese Yoann Lemoine, qualcuno nella folla inizia a canticchiare Run Boy Run, il nuovo singolo uscito di fatto solo quattro giorni prima. Nella conferenza stampa del tardo pomeriggio Yoann risponde del suo neonato successo come musicista con disinvoltura, ribadendo che la matrice del suo progetto è in realtà più visiva che cantautoriale, prossima a quell’ibrido tra mainstream e arte che lo ha visto al lavoro con dive e divi del pop come Lana del Rey, Drake e Katy Perry. Sul palco piano, tamburi, ottoni, uno stuolo di strumenti per gli arrangiamenti gonfi dei nuovissimi pezzi di The Golden Age, disco in uscita entro la fine del 2012. “Epico” è l’aggettivo su misura per Woodkid. Fatta eccezione per l’esile, bellissima Brooklyn, il cantato vagamente soul di Yoann è quasi sempre ospite di marce militari, esplosioni orchestrali. Tutto è tonante, le luci accecano e l’artista interpreta quasi sempre a mani alzate, volteggiando in cerca di un’ascensione. A volte la sintesi è perfetta (Iron), altre la sensazione è che sia un po’ troppo. Troppo autocelebrativo, forse, di certo in linea con l’immaginario da saga eroica che Yoann ha pensato nel minimo dettaglio per l’intero progetto. Nel complesso il live di Woodkid è uno spettacolo di grande, pomposo intrattenimento, che per fortuna la nuova The Other Side riesce a stemperare con un pop più terra a terra, e l’encore di Iron solo piano e tromba congeda con una mano sul cuore, mettendo da parte per un attimo il personaggio e concentrandosi su musica e parole.
La serata di chiude al Palais de Glaces, dove faccio a tempo a beccare un’ora e mezza di electro per mano francese, il giovane Freek prima e il ben più noto duo The Shoes poi. Costoro per l’occasione lasciano a casa le chitarre e vestono i panni di DJ. Mentre suona Freek la venue si riempie di pargoli: tra i nuovi partner del festival c’è anche Génération Erasmus, che festeggia i 25 anni di scambi europei proprio a Clermont-Ferrand con la musica di Europavox. Un po’ un peccato non poter sentire Guillaume e Benalways suonare i brani del loro Crack My Bones, ma d’altra parte vista la loro fervida attività di remixer, vederli alla consolle non guasta affatto. Tra selezioni hip-hop e techno il Palais diventa un piccolo tempio di crowd sufring, nel mentre arrivano Woodkid ed Esser e si uniscono alla festa ballando sul palco fino alla fine del set, cui non manca un’ulteriore declinazione euro, quella trash, con il rispolvero di Corona a buttarla in caciara. (continua alla pagina successiva…)