mercoledì, Dicembre 18, 2024

Fabri Fibra – 27 Ottobre Obihall, Firenze: il live report

Chi va a vedere Fibra oggi? Il pubblico dell’Obihall era misto e di tutte le età: dai liceali appassionati di rap ai bambini delle medie accompagnati dai genitori, da universitari fino agli over 40. Fibra piace ai giovani e a chi ha la sua età o poco più. É trans generazionale e parla ad un pubblico ampio e variegato nei gusti.

Avevamo scritto un mese fa una previsione del live di questa sera. Vediamo cosa siamo riusciti ad indovinare e come si è modificato il tour dell’artista.

Il live si è aperto nello stile del video di Mal di stomaco con uno speciale Tg in diretta proiettato sul mega schermo che annunciava il “grande evento” che stava per cominciare. Fibra è arrivato sul palco intorno alle 21.30 e ha aperto il concerto con la title track del suo ultimo disco, Fenomeno. Mentre cantava il rapper scattava numerosi selfie insieme al pubblico per giocare e ironizzare proprio sul concetto espresso dal pezzo. Ce lo aspettavamo d’altra parte, era una mossa che non poteva mancare durante l’esecuzione del brano. Fibra ha proseguito il live intervallando pezzi dell’ultimo disco a hit dei lavori precedenti: Red carpet, Vaffanculo Scemo, Equilibrio e Money for Dope.

La scenografia anche in questo live si presentava minimale, ed erano le luci e i video ad avere il ruolo di protagonisti. Alle spalle di Fibra vi era, come ogni volta, Dj Double S con la consolle che entrava a far parte dei led wall, generando un effetto illusione ottica in cui il dj sembrava sospeso a mezz’aria. I video che accompagnavano i pezzi erano  molto didascalici, come avevamo pensato, e i colori e l’immaginario venivano diretti verso uno stile più pop ma con tono provocatorio.

I visuals sono stati realizzati dal video artist Karol Sudolski (che ha lavorato anche con altri rapper come Ghali, Mecna e Laioung, ha partecipato al Mi FAI Festival e di cui abbiamo parlato recentemente per i video realizzati per il progetto L I M).

Lo stile ammiccava all’imaginario vaporwave, con grafiche 3D di colori fluo anni 90 e sfondi space e psichedelici che si fondevano perfettamente con il sound di Fenomeno, mantenendo però un apporto provocatorio quasi vicino al punk, giocando sulla ripetizione ossessiva delle immagini (per certi versi la dimensione stilizzata di alcune immagini ricordava alcune scelte stilistiche dei Pop X nell’uso del 3D). Sul brano La Pula bussò venivano proiettati spinelli fucsia e cartine Fibra +; su Cazzo vuoi da me (ultimo inedito del rapper non contenuto nel disco) era il gatto giapponese Maneki Neko, elemento di un immaginario orientale che ora sta ritornando molto, a fare da protagonista, dove il gesto di benedizione del feticcio veniva capovolto nel tipico body language italiano per esprimere proprio il “che vuoi da me“.

Su Vaffanculo scemo era il tripudio del dito medio in varie declinazioni, insieme all’effetto karaoke proiettato durante il ritornello. Su In Italia venivano invece proiettate immagini 3D di un’Italia fatta di stereotipi: pizza, cornetto della fortuna, lo stivale fatto di coltelli e tirapugni, armi e tricolori. Non sono mancate limousine cromate e auto dallo stile retrowave che sono state perfettamente declinate nel contesto “rapper” con i suoi stilemi e luoghi comuni.

Un connubio riuscito molto bene. Un Fibra decisamente più spettacolare e colorato, accompagnato anche da luci viola e rosa per tutto il live. Provocatorio, kitsch, simbolico e pop-punk.

Fibra era decisamente rilassato e in perfetto contatto con il pubblico, durante il live sono stateproiettate anche delle ricostruzioni della sua storia in cui il rapper spiegava come fosse difficile farsi una strada e credibilità nel contesto musicale. Motto della serata ripetuto più volte e associato a questo messaggio, era “Se ti dicono lascia stare tu che fai lasci stare?” Insomma Fibra si è concentrato proprio sul concetto a lui più caro, lasciando da parte dissing e offese al mondo del rap e all’odiato Fedez, sottolineando invece come quando si creda in qualcosa non ci si debba mai arrendere.
Il live è proseguito con Come Vasco, Dipinto di blu e Ogni giorno.

Fibra era particolarmente carico e si è concentrato più su se stesso lasciando esprimere alle sue canzoni ciò che  vuole criticare. È stato di poche parole ma concise. Alla fine dopo una lunga carriera il rapper è diventato estremamente consapevole del suo valore: “Tredici anni dopo Mr. Simpatia se c’è gente che ancora ascolta questo disco un motivo c’è. Ho fatto tutto da solo, disco d’oro senza promo, tutto da solo“.
In scaletta si sono susseguiti Non fare la puttana, Applausi per Fibra (dove non è mancata la classica scritta Applause, ma stavolta più in stile classic Broadway), Mal di stomaco, Idee stupide, Lascia stare,  Alla fine di tutto questo, fino ai singoli di stampo più politico e commerciale che l’hanno lanciato come Bugiardo, In Italia, VIP in trip e Tranne te.

Fibra non è stato retorico, era divertito, incitava il pubblico a saltare e a cantare, lasciando ai pezzi la completa espressione del suo pensiero. Non è mancata la commercialissima Pamplona che ha scatenato il delirio nel pubblico. Alla fine del brano, come avevamo previsto, sono stati sparati coriandoli argentati sulla folla, come nei live con i Thegiornalisti. Mossa pop, arguta ma non fuori luogo.

Il live sembrava finito quando dopo una piccola pausa Fibra è rientrato incitato dal pubblico e ha chiuso con un altro pezzo pop di Fenomeno, Stavo pensando a te, per poi salutare il pubblico con gioia e ironia: “Siete venuti qui a farmi il dito medio? Io vi amo! La gioia più grossa è vedere che la gente capisce i miei testi”.

Non ci sono stati ospiti quella sera e il rapper si è esibito con estrema naturalezza e serenità. Ha lasciato spazio allo show e si è concentrato più sul suo passato, sulle difficoltà che ha dovuto attraversare per arrivare dove è ora, non sembrava nemmeno così innervosito o contrariato come in alcuni live degli anni precedenti. Sono state le sue canzoni a parlare mostrando sì un Fibra critico e incavolato, ma che sembrava aver raggiunto la sua serenità e stabilità artistica.

Virginia Villo Monteverdi
Virginia Villo Monteverdi
Laureata in Storia dell’Arte medievale e seriamente dipendente dalla musica Virginia è una pisana mezzosangue nata nel 1990. Iniziata dal padre ai classici rock ha dedicato la sua adolescenza a conoscere la storia della musica. Suona e canta in un gruppo, ama fare video, foto e ricerche artistiche e ogni tanto cura delle mostre d’arte contemporanea.

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