A due anni di distanza da Below the line, sorta di personale Metal Machine Music, l’immenso Fausto Rossi ritorna in pista con Blank Times, dimostrandosi ancora vivo, vegeto e ansioso di stupirsi di fronte alla grandezza dell’esperienza umana. È percepibile la voglia di tornare a casa, verso radici blues, divelte in grappoli di visioni acide e gioiose, filtrate da un’iconoclastia che porta ancora, da qualche parte, nel DNA il marchio indelebile della New Wave.
Tu non lo sai inizia subito a diffondere la buona novella, con uno spartano accompagnamento di chitarra e hammond, che caratterizzerà l’intero disco: Dreams come true, when everibody lies. Stars è la compagna perfetta per un viaggio notturno su autostrade solitarie. Sogni aumenta il tasso di acidità e di cruda visionarietà, con annesse sperimentazioni linguistiche tipiche del Nostro: Una goccia dentro gli occhi della polizia/ Il mondo è libero, L S Me. The Hill è un brumoso cerimoniale parente della Dark Wave che si risolve in liberatorie catene di visioni. I Write Aloud è un blues sfilacciato e squadrato al contempo, una potente dichiarazione d’intenti estetica e filosofica: Scrivo ad alta voce perché la paura si trasformi in una farfalla gioiosa. / Perché questo mondo sia erotico. Il dolce haiku di Names si traveste da ballata atmosferica. La liberatoria invettiva di Il Vostro Mondo si colora di asciutto rock-blues d’altri tempi, mentre Can’t Explain gioca maggiormente con riverberi di chitarra. Non vi ho creduto mai è un altro esempio di gustoso primitivismo, con pochi semplici elementi che esplodono schegge di coscienza come razzi diretti nel sole (Ogni segreto è lì scritto sui muri/ Tutto il bene / Tutto il male / Vedete anche Voi). Down Down Down culla i nostri sonni agitati e chiude il sipario.
Un bardo solitario e luminoso, un cantore lisergico immerso in un disperato mondo, sovrastato da forze oscure alle quali consegniamo le chiavi delle nostre esistenze. Quest’uomo ci spinge a capire che il crimine più turpe è avere paura. È come parlare fino all’alba con Ginsberg, Burroughs, Kerouac e altri profeti bruciati, seduti ai bordi di strade pazze che non conducono da nessuna parte, tranne dentro se stessi. Come buttarsi di schiena nelle distese di spazzatura alla periferia della città, agitare braccia e gambe fino a disegnare angeli sporchi e lucenti. Rispecchiarci in quelle sagome. È Fausto Rossi. È tornato.
[box title=”Fausto Rossi – Blank Times (Interbeat – 2012)” color=”#5C0820″]
Tracklist:
Tu non lo sai | Stars | Sogni | The Hill | I Write Aloud | Names | Il Vostro Mondo | Can’t Explain | Non Ho Creduto Mai | Down Down Down [/box]