I romani Flying Vaginas pubblicano il loro primo album sulla lunga distanza dopo un buon Ep intitolato And That’s Why We Can’t Have Nice Things, strano oggetto che avrebbe potuto tranquillamente far parte del roster Fire Records inserendosi nel solco di band come Death And Vanilla oppure Virginia Wing, dedite ad un recupero di quei suoni a cavallo tra ottanta e novanta con qualcosa di più rispetto alla semplice nostalgia.
E se anche Beware of long delayed youth non si spinge completamente verso la reinvenzione, l’intensità del risultato è talmente alta da trasmettere quel livello di credibilità che spesso manca alle band italiane quando provano a trasformare l’amore verso un certo tipo di musica in un prodotto.
Dai Sonic Youth alla Creation Records passando per i primi Yo La Tengo, quelli più elettrici e meno acquatici, i Flying Vaginas recuperano lo spirito di un periodo e ci si immergono completamente elaborando una scrittura del tutto personale senza inventare niente, compito nient’affatto facile e che a volte genera risultati sorprendenti proprio in virtù di questa assimilazione. Basta pensare a come i nostri riescano a mettere insieme i suoni dei My Bloody Valentine con la scrittura ipnotica dei Sonic Youth in molti degli episodi presenti nell’album, conducendoci lentamente verso una vera e propria terra di mezzo (Sonic Tiger, Coherence Riot, Patched up).
Si tratta in fondo di una libera associazione del tutto possibile, nata probabilmente da una lettura trasversale e a posteriori di quel periodo. Creatività, quella dei Flying Vaginas, che non è azzardato definire combinatoria.