Nella cornice della Latteria Molloy (BS), parzialmente mangiata dalla brina di autunno, Giovanni Lindo Ferretti riporta in scena alcuni dei pezzi della propria carriera musicale ospitati nel tour di A Cuor Contento, una serie di inni generazionali che non tardano ad accendere gli animi del pubblico. Storico membro dei CCCP – Fedeli Alla Linea prima e dei CSI e PGR poi, Ferretti torna a dar voce a brani assenti dalle scene da quasi vent’anni presentando una scaletta che muove dai primi vinili color rubino fino agli album meno noti degli ultimi anni come Co.Dex.
Dopo che i minuti di attesa sfiorano pigri le 23.00, Ferretti fa il suo ingresso. Istrionico e acconciato con un taglio che richiama i periodi del Live in Punkow, l’esile montanaro di Cerreto Alpi sale e si muove sul palco conservando il consueto signorile contegno. Saranno di più le interazioni con la sigaretta e il calice di rosso fra un pezzo e l’altro che gli scambi con i presenti. Statuario e schivo come si confà alla bella gente degli Appennini a cui appartiene. Presenti con lui i musicisti Ezio Bonicelli e Luca Alfonso Rossi, entrambi ex componenti degli Ustamamò, rispettivamente al violino e chitarre elettrica e al basso e batteria elettronica. Tre figure taciturne a garantire ai pezzi presentati arrangiamenti preziosi e una nuova veste elettrica; un medley che frantuma e riunisce Tomorrow a Mi Ami?, una versione distesa e quieta di Tu Menti cui si contrappone il piglio gotico di Cupe Vampe. E nonostante si notino alcuni grandi assenti, Io Sto Bene su tutti, i pezzi in scaletta si rivelano un excursus puntuale e sintetico dell’evoluzione ferrettiana che dagli esordi sconvolti di Spara Jurij, passando per i diari di viaggio post Mongolia di Unità di Produzione, giunge agli anni da solista di Saga, il Canto dei Canti. Il rischio di una simile scelta sarebbe stato quello di far scivolare il concerto in una deriva nostalgica e citazionista, trasformandolo in un momento autoreferenziale. Ma il comportamento distaccato di Ferretti fuga questo rischio dimostrando una comprensione del passato molto più ampia e profonda del mero ricordo.