“Ho parlato con le persone che hanno partecipato al mio video per circa un’ora, e ognuna di loro aveva una differente relazione con la parola ‘fica’ ”
Sono parole di Matt Lambert, filmaker e artista visuale interessato al rapporto tra identità e cultura digitale, e autore del progetto cross mediale noto come MEAT, realizzato insieme a Thomas Bo Nilsson, legato a doppio filo alla fisiologia Berlinese, non solo per il debutto allestito allo Schaubühne theatre, ma per il modo in cui riproduceva lo spazio cittadino dei club e di una certa nightlife. La nightlife gay è quindi ancora una volta il centro del nuovo video realizzato per Hercules & Love Affair, dove la forma scelta esce dai confini e dalle necessità promozionali per diventare una via di mezzo tra “clip” e documentario. Quello che è interessante non è semplicemente il modo in cui il turpiloquio diventa una riallocazione del concetto di identità per scuotere i limiti culturali imposti, come ha appunto aggiunto lo stesso Lambert, ma la sconnessione tra voce e corpo performativo che si verifica nel video. Le icone della nightlife gay newyorchese occupano un ruolo centrale come nei videoclip fine ottanta – inizi novanta, con quella frontalità tipica delle clip girate da J.B. Mondino o da Stéphane Sednaoui, mentre la testimonianza documentale si sovrappone come voce off. Si assiste quindi ad una funzione ritmica disgiunta su più livelli; visivo, sonoro, performativo e gestuale; tutti elementi che attraversano la storia del video musicale, ma che qui sono decostruiti per evidenziare la relazione sfuggente tra identità, realtà e linguaggio.
Con una radicalità non dissimile dal video realizzato da David Wilson, di cui avevamo parlato da questa parte, Hercules & Love affair confermano il loro interesse per il corpo performativo come territorio di ri-definizione dei processi identitari, all’interno della microstoria del video musicale.