Basterebbe Miracles, traccia incisa da Kiki Dee per la Fontana nel 1964, a fare della carriera dell’interprete di Bradford fino al 1968, un ottimo esempio di northern soul, tra uptempo, midtempo, e una radice ovviamente R&B che ha accomunato molte delle produzioni britanniche di quegli anni dove il nome più facile da ricordare è sicuramente quello di Dusty Springfield; che la Dee non abbia avuto lo stesso impatto mediatico e la stessa influenza sul costume inglese di quella esercitata dalla Springfield è confermato anche dalla diffusione circoscritta dei singoli da lei incisi per la Fontana nei tempi più recenti e spietati del recupero nostalgico, tanto che il suo nome viene quasi esclusivamente associato a quello di Elton John per un classico euro pop come Don’t Go Breaking My Heart o per una traccia come Star, che dalla seconda metà dei settanta hanno offerto alla Dee molta più fama di quella ottenuta durante gli esordi. Cherry Red ristampa una raccolta essenziale per rimettere un po’ d’ordine nella storia musicale della cantante inglese e pubblica in versione Cd la raccolta dei singoli incisi da Kiki Dee tra il 1963 e il 1968 per Fontana Records, 32 tracce tra title tracks e B-sides, davvero notevoli che ci consegnano il profilo di un’interprete molto meno morbida di alcune sue colleghe e più compromessa con certe asperità del Beat. Sullo stesso solco di Anita Harris, Petula Clark, Shirley Bassey e la stessa Springfield, nel 1965 la Dee arriva a Sanremo a soli 17 anni affiancata da Fred Bongusto con un brano intitolato Aspetta Domani; è da qui che la divisione britannica della Fontana decide di spingere la fama di Kiki facendola partecipare a numerosi festival omologhi in Francia e in Spagna, favorendo da una parte la combinazione di uno spiccato elemento melodico di matrice mediterranea con le influenze Stax e Motown che attraversano un po’ tutto il northern soul di quegli anni. Tra le interpreti inglesi di allora, la Dee è quella che anche per qualità e potenza dei brani si avvicina maggiormente all’esperienza della Springfield, con la quale scambia alcuni collaboratori, esperienze e persino il sostegno di Vic Billings, manager della Dee prima di lavorare per la stessa Springfield. Singoli come la già citata Miracles, la bellissima versione di Runnin’ out of fools, incisa un anno prima da Aretha Franklin, Small Town, sono spinte da una forza oscura e midtempo, mentre l’aspetto più solare della Dee è esaltato da un mood tutto britannico che avvicina la produzione dei suoni di brani come There he goes, Why don’t run away from you? e altri al lavoro di compositori inglesi come Laurie Johnson. Ma è Excuse Me , versione personalissima di un brano deglli Addrisi Brothers inciso dalla Dee nel 1967 che ci racconta ancora una volta lo spessore di un’interprete forse colpevolmente dimenticata, capace di portare al limite performance di notevole forza drammatica; il primo vero full lenght di Kiki arriverà nel 1968, album davvero splendido che raccoglie buona parte delle tracce datate 67′ e 68′ presenti nella raccolta Cherry Red, tra cui la bellissima Sunshine, il brano scritto da Raymond Jessel e inciso solo un anno prima da una Vikki Carr decisamente molto meno calda. E’ da questo punto in poi che la raccolta Cherry Red rivela piccole grandi gemme pop assolutamente da recuperare, fino ad arrivare alla conclusiva On a Magic Carpet Ride, vera e propria sintesi di quello che è stato il northern soul, e per la Dee segno conclusivo dell’avventura contrattuale con la Fontana.