sabato, Novembre 2, 2024

In film sound, una conversazione con Shannon Wright

È molto gentile e di poche parole Shannon Wright, interessata maggiormente a quella relazione complessa tra corpo e mente, tra organico ed elettrico, che si viene a stabilire durante le performance dal vivo,  parla della sua musica con la stessa sanguinante immediatezza, senza una reale preoccupazione di definire quello che può essere solamente vissuto come esperienza diretta. Il suo nuovo album, “in film sound“, in uscita il prossimo 7 maggio su Ernest Jennings Record co e su Vicious Circle per quanto riguarda il mercato Francese, comincia come un vero e proprio pugno nello stomaco, The Noise Parade è una traccia dalla consistenza quasi doom che porta su disco la disperata ferocia dei concerti del 2007, quando la Wright si faceva accompagnare da Kyle Crabtree alla Batteria e Todd Cook al basso,  gli stessi musicisti, parte degli Shipping News, con i quali ha inciso questo ultimo lavoro, rifinito in fase di mastering da Bob Weston, “Ha ricevuto il disco già finito, il suo è sostanzialmente un lavoro che cerca di riportare le frequenze al posto giusto cercando di far suonare tutto al meglio, da questo punto di vista ha un orecchio eccezionale“.

Ma ciò che sorprende, in questo attacco elettrico, è la voce di Shannon, sostenuta da un timbro che sembra condividere qualità extra-umane, a metà tra la macchina e un grido, ed  è totalmente d’accordo quando le diciamo che ci sembra il prodotto di una relazione psico-fisica, una sensazione rafforzata dal lavoro operato sulla resa sonora dell’album: “volevo che il suono fosse più presente del solito, più vero e naturale, tant’è abbiamo registrato tutti i brani dal vivo e aggiunto alcune voci e poche altre cose in un secondo momento“, un impatto che sul piano emozionale sembra fare di “in film sound” l’album più duro e potente della sua carriera ma che per Shannon Wright non è facilmente definibile in questo senso, ” non saprei davvero“, ci ha detto “tutti i miei album provengono in fondo dallo stesso posto, fanno tutti parte di uno stesso percorso creativo, è difficile per me parlarne in termini di maggiore o minore durezza“.

Lo stesso titolo dell’album potrebbe in fondo alludere al suono in movimento di un’inesorabile emozione tensiva, una definizione  che Shannon ha trovato molto interessante e assolutamente possibile ma che non si riferisce alle sue scelte del momento: “il titolo dell’album ha origine dalla mia personale frustrazione sulle attuali condizioni di vita negli Stati Uniti. Mi riferisco alla povertà e alla totale assenza di assistenza per i cittadini che stanno soffrendo. Vivo in un quartiere povero e posso vedere personalmente cosa significa stare ogni giorno in mezzo al disagio. Chi vede tutto questo pensa probabilmente si tratti di un film e questo consente loro di andare avanti con la vita”.

Un approccio diretto, quasi documentale nelle intenzioni, confermato dall’artwork che costituisce la copertina di “in film sound“, “ho curato personalmente tutta la grafica del cd. La copertina si riferisce ad un segno che ho fatto su un palazzo vicino casa mia, nessun uso a posteriori di fotoritocco, niente Photoshop! Mentre il retro-copertina è una foto che ho scattato sempre vicino casa mia”.

Ma è altrettanto documentale e diretto il lavoro di Shannon Wright sui testi? Da sempre il lavoro sulla parola operato dalla musicista di Jacksonville segue al contrario una modalità allusiva e immaginale,  perchè se le liriche di “In film sound” sembrano, nella loro forma complessiva, alludere al momento terminale di una relazione, non è questo che incide sul risultato quanto una maggiore influenza  delle stesse sull’intero lavoro a partire da una qualità squisitamente musicale; non ci riferiamo al senso, che ovviamente cambia da un ascoltatore all’altro, ma al modo in cui la parola prende vita in termini di ritmo, posizione, colore, montaggio. Un approccio che ricorda in parte la definizione usata da Sylvia Plath per descrivere il suo stesso metodo poetico, “forma illogica e sensuale delle parole, utilizzate sopratutto come apparenze visive e sonore; prese da sole” dice la Plath “si avvicinano ai meccanismi della musica, oppure alle campiture di colore di un quadro”.

È bellissimo il modo in cui la Plath descrive il suo lavoro sulla parola” ci ha detto Shannon, “la musica di solito per me viene prima ed è l’elemento fondante di tutto l’insieme. La musica è il vaso sanguigno dell’emozione, e le parole sono come una sorta di sostegno per la musica

Un contrasto testurale che ovviamente si riverbera sulla scelta timbrica dei suoni e sull’utilizzo di più stratificazioni strumentali, nel nuovo lavoro basta pensare alla tempesta elettrica di alcuni brani come la già citata “The Noise Parade“, oppure, “Surely They’ll tear it down“, e ancora la coda che chiude una traccia come “Mire“; sono episodi che hanno una consistenza satura, solida, ma che allo stesso tempo lavorano per contrasto lasciando percepire livelli e percorsi sonori alternativi, come per esempio un utilizzo sotterraneo e non convenzionale delle tastiere: “Mi è sempre piaciuto il contrasto e tutte le sue forme. Nel passato, ho registrato album dall’impostazione fortemente pianistica che per me hanno lo stesso impatto emozionale di un lavoro eminentemente chitarristico, presentato semplicemente attraverso una forma diversa

In film sound in fondo non è molto diverso da quello che siamo abituati a sentire da Shannon Wright sin dal 1999, un universo sonoro che proviene dallo stesso filone, come ci ha rivelato all’inizio di questa conversazione, e che cambia solo nella forma di un’ispirazione diretta, forse in questo caso, tra le più sensibili e potenti della sua carriera.

Shannon Wright ha appena finito un primo tour europeo che l’ha portata in Francia, Svizzera, Turchia e Spagna: “c’è una chimica molto forte e assolutamente magica tra Todd, Kyle e me. Spero di poter portare i brani di in film sound anche in Italia entro il prossimo inverno!

Il video di “The Caustic Light” su Youtube

Ascolta “Mire” su soundcloud

Shannon Wright su Facebook

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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