I Jazzanova tornano sulle scene con il loro 3° album di inediti a distanza di quattro anni dal precedente per ricordare al mondo che la musica tedesca non passa esclusivamente attraverso i freddi circuiti dei Kraftwerk o le spigolose sperimentazioni degli Einstürzende Neubauten. Il collettivo berlinese prende piuttosto le mosse dalle nervature black che componevano l’impalcatura delle innovative creazioni dei Neu! Per produrre ciò che viene chiamato Nu-Jazz o Jazzhouse. Le pulsazioni da basso funky, le sincopate armonie di fiati e la voce calda tipica del soul si fondono con tastiere chillout, programmazioni che sanno di house e rotondi campioni di batteria come la migliore tradizione disco insegna. Nel mezzo di tutte queste suggestioni afro si può comunque scorgere un’anima latineggiante che percorre come un fiume carsico tutte le Funkhaus Studio Session, basti ascoltare l’iniziale ‘Let Me Show ya’, o l’influenza della chitarra di Santanta in ‘Look What You’re Doin To Me’ ed in che modo la splendida ‘Lucky Girl’ sia plasmata attraverso il suono di un flauto che fa molto Inti-Illimani. Il tutto viene condito con una salsa da Blaxplotation di cui Shaft in persona ne sarebbe fiero (‘Theme From Belle et Fou’ e ‘Flashback’ su tutte). ‘No Use’ e ‘No Use (Part 2)’, medesimo pezzo riarrangiato secondo entrambi gli stilemi di cui sopra, è l’emblema della doppia vita di questo LP. I mostri sacri della negritudine vengono scomodati uno per uno al fine di raggiungere un sound così eclettico ed allo stesso tempo così definito: Barry White, James Brown e Miles Davis solo per citare i più noti. Se non fosse per la lunghezza eccessiva del tutto (14 brani la maggior parte della durata di almeno 6 minuti) che rende oltremodo pesante l’ascolto si potrebbe parlare di una produzione facilmente fruibile anche se ricca di chicche e citazioni colte nonchè divertente, godibile e stimolante.