domenica, Dicembre 22, 2024

Jello Biafra, la foto-intervista @ Rock En Seine 2010

L'esplosiva intervista a Jello Biafra in esclusiva su indie-eye

Le foto sono di Francesca Pontiggia

Jello Biafra è incontenibile, sia sul palco sia in conferenza stampa. Pochi come lui riescono a far capire la loro passione politica e musicale in ogni cosa che fanno, in ogni frase che dicono. Lo abbiamo incontrato prima del suo concerto al Rock En Seine e non si è tirato indietro, raccontando di un’America e di un mondo allo sfascio, con serietà e ironia. Se ancora oggi si può parlare di punk, è anche grazie a lui. Ecco il risultato delle sue esternazioni.

Per prima cosa, come va? Come stai oggi?

Abbastanza bene, sono rimasto bloccato nel traffico da qualche parte, ma non sarò in ritardo per lo show; è una cosa buona per me, non so per il festival…

Sei contento di essere qui al Rock En Seine?

Sì, questa è una nuova data per me, in tour ogni anno scopri amici in città che non sapevi esistessero e di cui cerchi di dire il nome nel modo giusto, come ad esempio Charleville o Megeve, ma non riesci mai a pronunciarli esattamente, alla fine. Spero che il clima sia un po’ più mite di ieri sera; la sera prima siamo stati a Montbeliard e lo show è stato davvero caldo, mentre ieri a Megeve è stato come suonare in una ghiacciaia, ma ce l’abbiamo fatta comunque.

Perché la band che suona con te si chiama Guantanamo School Of Medicine? Come è stato scelto questo nome?

L’idea di base è simile a quella del nome dei Dead Kennedys: qualcosa che la gente non si dimentichi facilmente. In quel caso mostravamo in maniera molto ironica cosa accadeva alle persone che cercavano di cambiare le cose, e in parte è lo stesso con questo nome.

In questo caso sono stato deluso da Obama in molti modi. Non ho votato per lui, perché sapevo che era supportato da molti che in precedenza avevano spinto per l’elezione di Bush, ma speravo comunque che riuscisse a portare qualche cambiamento reale, per esempio nella battaglia per la salute e per i poveri o portando le nostre truppe fuori dagli stati che non ci appartengono. La cosa che più mi rende triste, che mi fa andare fuori di testa e che mi impaurisce, è che ancora adesso accadono crimini di guerra: la prigione di Guantanamo e le altre devono essere chiuse. Dovremmo lottare affinché questi luoghi dove i prigionieri sono rinchiusi senza processo e sottoposti a torture siano chiusi. La domanda che mi sorge è questa: perché non c’è stato un processo di Norimberga per crimini di guerra contro l’amministrazione Bush? Se non vengono colpiti adesso, prima o poi torneranno al potere e potranno fare di peggio, perché sapranno che possono fare qualunque cosa. E non sto parlando solo dei “grandi” nomi, cioè Bush, Cheney e Donald Rumsfeld, ma anche di chi lavorava con e per loro, permettendo le torture e anzi incoraggiandole; tutti loro dovrebbero essere processati e spediti in galera, ma non è successo e probabilmente un domani saranno loro stessi a governare la nazione. Il discorso è ancora più ampio e coinvolge praticamente tutti, da Condoleeza Rice a Colin Powell a Karl Rove: il fatto che nessuno di questi sia stato processato è una delle cose che più mi fa male, così come mi fa male che molta gente non sappia nulla di quello che è accaduto e ancora accade, o che credano che agli alti livelli non si sapesse nulla o che non fossero informati sulle torture e tutto il resto.

Hai detto di non aver votato per Barack Obama. Per chi hai votato allora?

Il mio voto è stato per Cynthia McKinney del Green Party. È stata una scelta dura, perché per molte elezioni ho votato per Ralph Nader, un amico, una grande persona; correva anche questa volta, ma volevo dare spazio a qualcuno che fosse più giovane, un volto nuovo.

Pensi che Obama sia troppo americano per cambiare l’America?

Obama è troppo americano per cambiare l’America? Non so come rispondere… La realtà è che il popolo americano non fa nulla e quindi riceve quello che si merita. Io non penso di meritare quello che Bush e il Tea Party hanno imposto in questi anni all’America, ma ancora oggi abbiamo la stessa società irreggimentata e razzista, specie nei confronti dell’immigrazione, per la quale vengono usati gli stessi metodi che utilizza Sarkozy da questa parte del mondo. Per esempio nello stato dell’Arizona è stata approvata una legge che permette alla polizia di fermare chiunque sia sospettato di essere un immigrato clandestino. Questo è terribile e puramente razzista, perché è un modo per colpire e terrorizzare anche chi è perfettamente regolare, chi vive in America da più generazioni, ma che per il colore della pelle può essere fermato e sospettato. Obama finora non ha fatto nulla per combattere queste cose.

Su internet è apparsa la notizia che tu potresti candidarti per le elezioni del 2012. E’ vero?

A quanto ne so, non è vero. Innanzitutto per potermi candidare alle elezioni presidenziali del 2012 dovrei prima fare le primarie, dove credo che sarei scartato in favore di altri. Però non si può mai sapere, anche se non ho mai pensato di farlo finora. Da un lato sarebbe molto interessante, dall’altro non potrei più fare musica se dovessi correre per essere eletto, non avrei più tempo per dedicarmici.

E quale sarebbe il tuo programma, nel caso?

Sul sito della mia etichetta, alternativetentacles.com, c’è una lunga lettera, una lettera aperta per Barack Obama che ho pubblicato quando è stato eletto, in risposta alle cose che ho letto sulle pagine di change.gov nei mesi precedenti, che a volte erano ridicole o che sembravano frutto della mente di un maniaco.

È un programma abbastanza lungo, che non sarebbe attuabile in breve tempo, ma che dovrebbe comunque essere iniziato ed attuato. Alcune cose sono ovvie, come l’assistenza sanitaria gratuita o la spinta a realizzare edifici a basso consumo energetico, che erano anche nel programma di Obama, ma che non riuscirà a fare. Le corporazioni americane infatti controllano i media e riescono a distrarre e a guidare le masse, facendole concentrare di volta in volta su un solo argomento. In questo modo sono riuscite a creare vere e proprie ondate contro gli immigrati o contro il progetto sull’assistenza sanitaria. In America non si usa la propaganda come in Unione Sovietica o in Corea Del Nord, è molto più sottile: si danno alla gente tantissime informazioni che non servono, così da nascondere quello che in realtà sarebbe utile sapere.

Hai detto che sei stato deluso da Obama e hai criticato anche il suo uso di internet. Sei deluso anche dalla rete in generale e da ciò che è diventata?

Sicuramente la rete è un’ottima cosa e diventerà sempre più importante nelle nostre vite, a patto che la gente la utilizzi in modo intelligente e che incoraggi altra gente a fare lo stesso. Per esempio vedo persone che passano tutto il tempo attaccate al loro IPhone e che sanno parlare solo del loro IPhone: impazzisco con questa gente! Un altro rischio è quello che la gente si chiuda in casa tutto il giorno per stare su Facebook e gli altri social network, ed è una cosa che vedo accadere in America: si rischia che tutti se ne stiano chiusi in casa a scrivere senza mai uscire ed agire veramente. È bello poter condividere le opinioni, ma a queste devono seguire i fatti! E questo mi preoccupa ancora di più per le nuove generazioni: magari poi ci stupiranno e riusciranno a fare della rete e delle nuove tecnologie qualcosa di grande, ma per ora ho dei dubbi. Ho letto che in media uno studente di liceo americano manda qualcosa come 100 messaggi al giorno, non so che effetto può avere sui loro cervelli questa cosa! Temo che li rovini e basta…

Lo slogan da legare a internet dovrebbe essere “don’t hate the media, become the media

E sul rapporto tra musica e internet? Che pensi del download?

Mi riferisco alla mia esperienza e dico che per la Alternative Tentacles è diventato difficile sopravvivere. Il file sharing dei dischi editi dalle major è una buona cosa, perché le major pensano solo a trarre profitti dai loro artisti. Col download si può pensare un po’ di più e capire che razza di musica arrivi dalle major. Dall’altro lato le band della mia etichetta e delle altre indipendenti, come la Touch & Go ad esempio,che è una delle meglio gestite, subiscono il file-sharing e non riescono ad andare avanti, non riescono a guadagnare soldi nemmeno per pagare i conti a volte. Alla fine però non riesco ad accusare la gente, perché loro stessi non riescono a pagare le bollette in questo periodo di crisi economica, quindi è normale che non abbiano soldi da spendere per comprare dischi; allo stesso tempo però dico “vi prego, comprate i dischi, non voglio che la mia etichetta muoia!”

Cosa pensi quando oggi canti i pezzi dei Dead Kennedys, che sono ancora attuali a quasi 30 anni di distanza da quando li hai scritti?

All’inizio preferivo non cantare quelle canzoni perché volevo essere più fresco e da un certo punto di vista attuale quando facevo i concerti con i Melvins, poi sono stati loro stessi a volerle suonare. Per un po’ ho resistito, non volevo proprio, ma alla fine mi hanno convinto, anche perché era giusto che le facessi io, mentre i miei ex-compagni dei Dead Kennedys facevano un sacco di cose stupide, cose che io non farei mai e poi mai.

Spesso quando ti esibisci dal vivo indossi una t-shirt con scritto “Iraq Veterans Against The War”. A cosa si riferisce?

È un’organizzazione di reduci sia della prima che della seconda guerra in Iraq., che cerco di sostenere per esempio facendo anche dei concerti in loro favore. Credo sia importante che persone che sono entrate nell’esercito per chissà quale motivi, attratti dalle bugie della propaganda che gli prometteva di guadagnarsi i soldi per andare al college o di fare carriera, ma che in realtà venivano solo mandate ad uccidere altre persone, portino le loro testimonianze sulla guerra. Questa organizzazione aiuta i ragazzi che tornano dalla guerra, magari feriti, magari con sindromi di stress, a rifarsi una vita, e in più organizza manifestazioni, per esempio alle ultime convention democratiche. C’è questa incredibile differenza in America per quanto riguarda il supporto alle truppe: quando iniziamo una nuova guerra su tutti i media non si parla d’altro che di supportare i nostri ragazzi che vanno a combattere, ma quando tornano nessuno si preoccupa più di loro, nemmeno lo stato, e ci devono pensare organizzazioni come questa. La mia speranza è che diventi forte come l’associazione dei veterani del Vietnam, che ebbe un peso fortissimo nelle manifestazioni contro la guerra negli anni ’70; se la gente vede i veterani stessi battersi per fermare questo schifo, è più facile che si convinca.

Cosa pensi del rapporto tra musica e politica oggi?

Potrei impiegare un mese per rispondere! Gli artisti che si schierano politicamente oggi in America sono spesso merda: penso ad esempio a molti cantanti country-western di destra o a pessime band simil-metal come i Godsmack, che esortano ad arruolarsi pur non avendo fatto il servizio militare. Come dicevo prima, i media americani sono completamente prostrati verso le corporazioni e la politica, quindi non lasciano molto spazio alle voci contrarie; spesso si limitano a passare musica senza alcun vero messaggio, con i soliti “oh, baby, ti amo tanto” o “oh, la mia ragazza mi ha lasciato e sto tanto male” o “la vita è così dura, i miei genitori mi odiano e non capiscono le mie emozioni, non ce la faccio”. Beh, se cantate queste cose è meglio che non vi facciate vedere in giro per le strade di San Francisco…

Pensi che la gente ascolti più gli artisti o i politici?

Penso che la gente ascolti di più gli artisti; al giorno d’oggi i politici riescono solo a dire “hey, vota per me”, mentre per ora un artista riesce ancora a dire quello che pensa davvero.

Pensi che si possa dire che il punk è morto?

Questa è una domanda stupida, basata su un’affermazione stupida che non so quando per la prima volta ha detto qualche stupido. A volte vorrei che fosse morto davvero, così potrebbe rinascere senza confrontarsi con questa frase. Io penso che anche quando avrò ottant’anni ci saranno delle punk band, non so esattamente come. Le mie band preferite sono quelle che riescono a trasmettere energia, intensità, che riescono a dare qualcosa di nuovo dal punto di vista musicale e al tempo stesso a far passare tanto quando sono sul palco.

Cosa pensi del fatto che il tuo concerto è in programma su un palco secondario, mentre ieri sera i Blink-182 erano gli headliner sul palco principale?

Non so cosa pensare, anche perché non credo che facciamo lo stesso tipo di musica. Non so cosa ci sia di punk nei blink-182, mi sembrano gli Eagles con delle chitarre un po’ più cattive. Non mi piacciono i gruppi punk-pop, se non ad esempio i Buzzcocks, che avevano un loro sound. Purtroppo oggi nel punk, e specie in California, ci sono molti gruppi senz’anima come loro: mi stanno facendo diventare un fan del metal! Questo non significa che ho abbandonato del tutto il punk o l’hardcore, se fatti bene rimangono i miei generi preferiti. Comunque stasera farò il mio concerto senza problemi, penso che il nostro sia un ottimo show e non ho problemi a suonare ad un festival come questo, al di là di chi c’è sul palco principale: sono qui per ricordare alla gente che esisto ancora e per far sì che scarichi e condivida le mie canzoni…

Sei apparso in molti film finora; c’è qualcosa in arrivo da questo lato della tua carriera?

Non so, sono molto impegnato con la band in questo periodo; ho anche abbandonato lo spoken word per il momento, perché voglio vedere come evolvono le cose con Obama in questi anni. Quindi per ora non saprei: ho in mente da tempo una sceneggiatura per un film, in cui Gesù torna sulla terra ed è un mostro cannibale. Mi hanno chiesto se voglio interpretare la parte di Gesù, nel caso: no, voglio essere il tele-predicatore che viene fatto a pezzi! Penso di essere nato per interpretare quel ruolo!

Stai progettando un nuovo disco con la Guantanamo School Of Medicine?

La novità in arrivo è un EP, con cinque canzoni che abbiamo registrato con Billy Gould prima che tornasse con i Faith No More. Abbiamo già mixato le canzoni, l’artwork è pronto, stiamo per mandarlo in stampa e credo che uscirà all’inizio dell’anno prossimo. Alcune delle canzoni che abbiamo nel live set saranno sull’EP, per esempio una in cui paragono i fanatici religiosi alle persone che pensano di essere state rapite dagli alieni.

Quali sono le tue speranze per il futuro?

Sogno un mondo senza guerre, senza torture, senza sfruttamento, senza riscaldamento globale, un mondo dove tutti, gli animali, le piante, anche i minerali, possano stare in modo degno.

Pensi che sia possibile?

Lo spero. La cosa che più mi fa paura è che i manager americani ed europei hanno lavorato per ampliare il loro mercato includendo la Cina e vogliono fare lo stesso con l’India e altre nazioni: vogliono far vivere tutti come la middle class americana, ma non hanno calcolato le risorse del pianeta, che non sono infinite. Per ora sono riusciti solo a aumentare l’inquinamento: a San Francisco devo lavare il vetro della mia auto ogni pochi giorni anche se la lascio ferma, perché le nubi di inquinanti che attraversano il Pacifico dall’Asia lasciano i loro segni sempre. Tutto questo mi inquieta tantissimo… Dobbiamo trovare un modo per sopravvivere, sarà interessante vedere cosa succederà.

Jello Biafra and the Guantanamo school of medicine su myspace

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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