Il progetto di Fabrizio Somma si è da sempre posto al crocevia tra strade sonore molteplici ma distinguibili, tutte provenienti da un luogo temporale ben radicato nei primi anni del nuovo secolo. E’ ovunque un sentire –tronico ad avvolgere composizioni che conducono la camera classica a combaciare con gli spazi domestici della stanzetta indie, tra i saliscendi degli archi di Nicola Manzan (aka Bologna Violenta) e le strutture pianistiche dello stesso Somma, che trovano alcova in polverosi ambienti elettronici e sostegno su basi che traggono linfa tanto dal dubstep (I Come From Mentedey), quanto dal drum’n’bass (Polite_Impolite: una malinconica progressione neoclassica virata in post-post-rock come i primi L’Altra) o da un qualsiasi altro post a battuta bassa alla maniera di Kieran Hebdan (How To Core Hangover In April). L’aderenza al modello, riconducibile grossomodo all’area Morr, penso a certi Lali Puna o anche progetti minori per loro stessa natura destinati all’oblio come Herrmann & Kleine, è talmente fedele da apparire, a volte, persino rigida; tanto che l’uso di quei moduli sonori, in specie ritmici, di fatto desueti, creano un curioso sentore di revival, più che di reale continuità.
Essendo il lavoro diviso letteralmente in due parti, la seconda è composta di cinque remix curati da altrettanti nomi che, come d’uopo, reinterpretano con sensibilità propria, ma molto prossima a quella dello stesso Conjog, brani presenti e passati: ora svuotando in venti siderali (Herr Styler); ora facendo affiorare stimoli R&B solo celati nell’originale (Off The Sky con una sorta di parodia, non troppo riuscita, di Moby); ora riconducendo tutto al proprio personale, solipsistico, microcosmo (Melodium con una Qwerty recuperata dal precedente Set Your Spirit Freak).