Se i Kyle avessero avuto gli agganci giusti sarebbero finiti a comporre le colonne sonore di Scrubs o di qualche sit-com agrodolce europea. L’attitudine pop si percepisce nelle tastierine mai demodè, nelle chitarre e chitarrine che tessono tutta la trama delle canzoni, nelle melodie vocali che si imprimono da subito (Long Distance). Un sapore legato agli Annie Hall, ai Perturbazione, ma rivisto in chiave internazionale, anche per l’apertura a moltissimi suoni, dal twee alla più ampia traduzione acustica.
In questo ultimo Space Animals (secondo disco, terzo contando l’Ep di debutto) si trova la capacità di recuperare classici come Green dei R.E.M. (Space Country parte con i grilli in sottofondo, come You Are the Everything), oppure classici del pop rock come The King is Dead dei Decemberists (Sun/Clocks) o qualche pop-episodio in stile Jack Johnson/Extreme (Warnings). Right Wave è il passaggio obbligato dal country da sagra di paese, Stars Remover l’omaggio a Space Oddity.
Raffinato costruttore solitario di canzoni, Michele Alessi, affiancato dai suoi compagni di viaggio non più occasionali, riesce a tirar fuori un album che potrebbe aver reazioni positive a livello internazionale. E, stranamente, ogni canzone non si lega all’effetto unplugged di molte produzioni, ovvero nasce e rimane in acustico, non ha subito un processo di snaturamento in corso d’opera. E’ per questo che il prodotto nasce e cresce genuino. Complimenti.