Uno degli aspetti più dibattuti e attesi della nuova legge sull’editoria entrata in vigore il novembre scorso (L. 26 ottobre 2016, n. 198) è il riconoscimento giuridico delle testate online. Vengono definite con chiarezza le caratteristiche che individuano una testata, le più importanti delle quali sono la registrazione al tribunale di riferimento, la presenza di un direttore responsabile iscritto all’ordine dei giornalisti, la periodicità delle pubblicazioni e la frequenza di aggiornamento.
Il riconoscimento giuridico delle testate online va di pari passo con la nascita del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, ovvero si amplia il parco delle testate che possono afferire ai contributi destinati all’editoria, includendo quelle che pubblicano esclusivamente online ed in versione digitale.
L’ANSO, l’associazione Nazionale Stampa Online, in collaborazione con AGCOM ha da poco avviato un Osservatorio permanente sulle realtà editoriali digitali come monitor sul settore e sulla sua evoluzione. La nuova legge sull’editoria dell’Ottobre scorso, che come dicevamo definisce alcuni parametri specifici per la stampa online (regolare e registrata) “consente per la prima volta – dice il comunicato ANSO – una rilevazione statistica omogenea“.
È un vero e proprio censimento nazionale che consente di dare voce e valorizzare nuove realtà, attraverso un questionario qualitativo che potrà incrociare i dati con gli adempimenti annuali che le testate sono tenute a comunicare ad AGCOM tramite l’informativa economica di sistema (IES)
La situazione della stampa indipendente online sopratutto in ambito musicale, ha visto negli ultimi dieci anni il proliferare di soggetti improvvisati senza alcuna identità giuridica, senza un direttore responsabile, senza una registrazione al tribunale di riferimento o al Registro Operatori Della Comunicazione.
La nuova legge sembra far chiarezza su un punto molto preciso, almeno per le modalità con cui un soggetto editoriale decide di fare attività informativa e giornalistica in rete, allargando a quelli online regolari la possibilità di accedere ai fondi di finanziamento destinati all’editoria.
L’attività dei blogger o delle webzine, alla base della proliferazione di un metodo soggettivo, anti-giornalistico, di pancia e senza la cultura dell’aggiornamento ha prodotto i risultati che conosciamo, dalle fake news alla sostituzione della cultura con le strategie di social marketing, la cui legge è quella del far west imposto da google e dalla replica virale di modelli che niente hanno a che fare con l’inchiesta o la ricerca, anche dal basso. Un giornalista è obbligato a conoscere l’esistente, in termini etici, giuridici, formali, culturali attraverso eventi di formazione permanenti, aspetti del tutto dimenticati dall’ottanta per cento della “stampa” musicale online che riproduce informazione ma raramente la produce.
Alla luce della nuova legge dell’Editoria e dell’Osservatorio voluto da ANSO, ci chiediamo come mai buona parte degli uffici stampa che si muovono nel settore (i più scarsi senza un giornalista a fare da garante) hanno legittimato realtà irregolari, senza una registrazione, senza una partita IVA ma non per questo senza pubblicità e che naturalmente hanno studiato all’università della vita. Noi crediamo sia accaduto per “vendere” piani di comunicazione gonfiati agli unici “attori” della filiera disposti a investire denaro in un settore in forte crisi come quello musicale: gli artisti.
In questo senso, tra piccoli uffici stampa e realtà non perfettamente legali si è creato un accordo non scritto di natura pubblicitaria e non giornalistica a margine delle leggi vigenti, sfruttando l’ignoranza normativa in materia.
L’altro aspetto, più inquietante e inquinante, è la fisiologia SEO di alcuni portali nati da un giorno all’altro, dove si mettono insieme articoli e pseudo-informazioni seguendo i criteri in continua evoluzione del social marketing, quindi assecondando una struttura tecnica e nient’affatto giornalistica. Una cosa non esclude ovviamente l’altra, ma quando al posto di un’integrazione intelligente si assiste ad una vera e propria sostituzione del linguaggio e dei contenuti, lo scenario diventa decadente e senza alcun spessore storico, culturale, ermeneutico, informativo. Dietro a questa tipologia di siti spesso non c’è neanche un gruppo di appassionati, figuriamoci una redazione, ma semplicemente un SEO specialist.
La nuova legge dell’editoria pone per lo meno un confine tra stampa regolare e webzine senza identità giuridica operando una scrematura se non immediatamente qualitativa, almeno attitudinale e per quanto l’accesso ai fondi per l’editoria non sia comunque “garantito” da una registrazione al tribunale, ma sia valutato secondo alcuni parametri specifici (numero dei giornalisti presenti nella testata, tipologie contrattuali etc.), è il segno di un cambiamento radicale anche in relazione ai censimenti di qualità e alla legittimazione di una professione.
Le webzine italiane in ambito musicale e cinematografico che non sono registrate ad un tribunale e che non sono garantite da un direttore responsabile non possono partecipare all’osservatorio di qualità ANSO. Scopriamole insieme
Sono moltissime, troppe, le realtà che in Italia si occupano di musica e cinema e che non hanno un colophon credibile. Titoli e ruoli vengono falsificati o semplicemente “gonfiati” nella solita pagina “chi siamo”, a partire dal “direttore responsabile” spesso chiamato in causa solamente per una questione formale e senza avere quel ruolo in termini legali. Queste realtà infatti, oltre a replicare la forma e il metodo degli aggregatori di notizie, non sono registrate né al tribunale di riferimento né al R.O.C.
La lista è in costante aggiornamento
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