Quando si dice avere una ragione sociale programmatica: Magnolia Caboose Babyshit è il titolo di un brano dei Mudhoney di Mark Arm, da sempre erroneamente inseriti nel calderone grunge – forse per la medesima provenienza geografica di Cobain e soci – ma che sono sempre stati invece dei garage rockers di razza purissima. Come lo sono gli autori di questo Mysocynic, disco d’esordio per la band proveniente dalla ridente Recanati. Qui invece c’è ben poco da ridere, visto che abbiamo di fronte degli autentici adoratori del culto perpetrato da sua maestà Lux Interior (per sempre riposi in pace). D’altronde, con dei nomi di battaglia come Goo Goo MC, Wild Miki Mad e Psychocandy non era oggettivamente lecito aspettarsi altro. Mette subito le cose in chiaro il furibondo attacco all’arma bianca della title track, furioso psychobilly da notte di Halloween. La voce del singer Giovanni è un felice connubio tra Lux e Danzig: ora gigioneggia lasciva, ora biascica viziosa, ora esplode in urla belluine. Si sentono echi oscuri dei primi Fuzztones così come la chitarra compone dei riff debitori dei Gun Club, ma è comunque il verbo crampsiano ad essere seguito con diabolica venerazione per l’intero arco del lavoro: Mantra, French Leave e Bertha Lov sono esplicite in tal senso. Quando si abbassano i toni ne vien fuori una cosa sopraffina come Women I Know: umori sixties, riverberi, echi doorsiani, psichedelia da morsi sul collo. Il resto è horror punk per licantropi in astinenza da luna piena (Kill The Mod, Honey Coney). La scena garage nostrana è viva e vegeta.
Magnolia Caboose Babyshit su myspace