L’immortale Loveless chiudeva i suoi solchi con una benaugurale Soon che lasciava presagire, a fior di metafora, nuovi, immediati rincontri. Ed invece fu il silenzio (o quasi, laddove My Bloody Valentine è riaffiorata, qui e lì, a siglare certi passaggi dell’attività di remixer di Kevin Shields). Così, se nel brano del ’91 Bilinda Butcher invitava flebilmente, “Come back/ Don’t be afraid of me”, oggi, che la natura seminale della band è stata ampiamente e lentamente riconosciuta, Kevin, nell’apertura ancora allusiva di She Found Now, le risponde a distanza di vent’anni, “You come back/ And see I welcome” e nulla sembra mutato. Le distorsioni invadono lo spazio in un riff ripetuto ad oltranza; inghiottono l’attenzione in gorghi siderali, mentre una dilatata melodia sixties in veste brit-madchester dà il miglior benvenuto possibile a quanti attendevano che le porte di questo universo si riaprissero e a quanti, questo stesso universo, lo hanno osservato solo in prospettiva storica. Perché quei semi sparsi in una manciata di anni, in EP, singoli (raccolti poi nel tautologico e bello EP’S 1988-1991) e due soli album, Anything Else ed il succitato Loveless, hanno germinato pletore di bands ed artisti che, più o meno direttamente, a quell’idea di suono bifronte, dolce e cacofonico, assente e avvolgente, in picco narcotico e in down di trip, hanno tributato intere carriere.
MBV non rinnova, non riaggiorna, non cede al vuoto del contemporaneo: prosegue dall’esatto punto in cui tutto sembrava terminato, con la band in assetto originario, riaprendosi in quella circolarità potenzialmente infinita, che il nostro comune sentire percepisce come psichedelica. Onda sonora imponente, annunciata da una risacca lunga, lunghissima, fatta di conferme e smentite continue. Di colpo sono dinuovo shoegazing loops ed è ancora l’epoca di Slowdive, Spacemen 3, Jesus And Mary Chain, Telescopes… come nulla fosse accaduto. Una bolla temporale in un 1992 alternativo, entro la quale risplende Only Tomorrow, una Come In Alone che il tempo ha reso più riflessiva e consapevole; con le sue ciclicità, il suo scorrimento a doppia attività emozionale: lento e saturo funk bianco sotto; Bilinda estatica e distante in mezzo; variazione in coda che vorrebbe non chiudersi mai. Trovando, infatti, in Who Sees You la sua (im)perfetta, grezza, continuazione, in uno slidecore in ipnosi lisergica. Poi, il guscio si dischiude, rivelando, nudo, il cuore armonico del corpo sonoro di Valentine, negli accordi sospesi in punta di organo di Is This And Yes, che la lascivia narcolettica trasmigra blandamente negli Stereolab degli esordi, prima (e il chi abbia più influenzato chi, è uno stanco quesito che non vale un secondo d’impegno), ed annuncia If I Am e New You, poi; che nel loro rave on novantino, dicono di ipotesi budgie psycho-house; quando l’attualità era quella di Happy Mondays, Farm o Charlatans e Valentine c’era e diceva la sua, invadendo la pista con un wall of sound che nessun’altro poteva vantare a quelle latitudini.
Nell’ideale tripartizione dell’album, è la volta di In Another Way che apre la fase conclusiva con un tiratissimo techno-rock, dove, sommersa tra la coltre elettrica/elettronica, la voce della Butcher tenta di emergere seguendo le armoniche delle chitarre in deragliamento noise; le sirene sintetiche e non; i cicli ritmici tentati da un fade out che non si concretizza mai ed, infatti, la chiusura è netta, improvvisa, disorientante. Giusto il tempo della ripresa e Nothing Is azzanna con un mantra rock’n’roll in motorik cacofonico, che dando di kraut garage, sfiora, involontariamente, gli Oneida di Each One Teach One; per poi replicare in Wonder 2, fatta di vortici flanger, reverse cosmici, Neu ’75, ipercinesi folk e Kevin, lentamente, per contrasto, ad impartire le istruzioni per la giusta visione assoluta dello spazio. Del suo spazio, dov’è ancora Velvet Underground meet Cocteau Twins; Caesar’s salad di funghetti, erba e speedball ed ancora il mondo è rovesciato, con le foto in negativo deformate dal fish-eye e tutto è viola e giallo e le t-shirt sono a righe orizzontali. Un acronimo che ha valore d’atto di rinascita o sigla in calce ad una storia che necessitava un’adeguata conclusione (il punto di domanda è facoltativo).
[box title=”My Bloody Valentine – MBV (autoprodotto, 2013)” color=”#5C0820″]
Tracklist:
She Found Now | Only Tomorrow| Who Sees You | Is This And Yes | If I Am | New You | In Another Way | Nothing Is | Wonder 2 [/box]