Per chi ancora non se ne fosse accorto, la rave nation è pronta a tornare e a colonizzare il mondo intero. Il Nextech 2014 di Firenze, conclusosi nella serata del 13 settembre, ha sancito il ritorno degli anni ’90 in pieno stile, con buona pace di chi puntava a traguardi inauditi nella musica elettronica. La Fortezza da Basso, cornice ideale di uno spettacolo stroboscopico, ha ospitato la bellezza di 5 djs: in ordine di apparizionae Teo Naddi b2b Draft, Vitalic, Gary Beck, Karenn e Ben Sims.
Dalle 20 fino alle 4 del giorno successivo, il paradiso dei ravers si è materializzato vicino alla Stazione Santa Maria Novella. Alle istanze postmoderne di Vitalic, con il suo french touch che picchiava con un martello, l’inglese Gary Beck ha risposto con bassi a palla e pedalare, mettendo sottotraccia la melodia. Il tripudio della techno nasce qui. E non è un caso ritrovare indossate dagli spettatori le maglie da gioco da basket (e per chi non ne era in possesso, anche quelle da calcio erano lo stesso valevoli), gli occhiali a specchio dalla montatura fluo, capelli tinti di varie foggie, il purista e lo skinhead, i tamarri e i paninari, giovani e vecchi, e potrei continuare ancora come in una canzone di Jovanotti. Mancava solo un grosso smile piombato nel maxischermo di spalle al dj, ma fortunatamente le belle grafiche allucinogene condivano il tutto. Da non sottovalutare l’ambito sicurezza: evitare le risse è il problema principale, ma anche evitare le code ai bagni e l’introduzione di oggetti pericolosi. Finalmente si pensa anche in Italia che ogni manifestazione musicale in grande stile come si deve debba avere una risposta dal punto di vista della sicurezza che sia all’altezza del numero di partecipanti.
Torniamo alla musica. L’esplosione di colori è nata con Vitalic: l’attenzione ai vari strumenti utilizzati è massima. Piano e tastiere su tutti, legati ai synth rimaneggiati su molti effetti. Un’introduzione ai rave che meritava attenzione, per un headliner che ha affascinato l’ultimo decennio con i suoi pezzi: Poison Lips, Stamina, Poney Part 1 e la più conosciuta Second Lives.
C’è un ma: la platea, a causa dell’orario, si è triplicata con i bassi di Gary Beck, ha fatto faville sulla dark-wave sintetica di Karenn e il vero popolo degli after ha continuato fino alla chiusura con Ben Sims (che per inciso non ci va leggero nemmeno po’). Un’ondata di professionisti che non hanno ancora fatto la storia ma che sono il nuovo che si consolida.
Insomma, la festa è di casa al Nextech. Una festa pesante, alchemica, colorata e vibrante. Rendiamo merito al pubblico che al posto delle canzonette sia così appassionato dei bassi techno e della scena elettronica attuale.