Sembra arrivare direttamente dalla trasognante America questo disco di Nico Greco and His Band, Blue Like Santa Cruz per la Redbirds Records. Un capitolo sospeso fra il blues e il folk cantautoriale che non disdegna leggere appartenenze al rock psichedelico della fine degli anni settanta, inizi anni ottanta. La formula di questo tuffo oltre l’oceano è volutamente ridotta all’osso con chitarre acustiche predominanti e l’immancabile armonica, che, assieme alla parte ritmica, racchiudono l’essenza di questo secondo lavoro in studio del musicista molisano e band. Lo start è da subito conferma di un songwriting appartenente al filone autoriale statunitense con l’animo folk rock modulato della California, fusa alle derivazioni, psych, dei Love e Velvet Underground. She e The Deep white light and the Deep blue sea, sono le espressioni più inacidite dell’intero disco, con toni più incupiti e scarni tipici di Lou Reed. L’altra facciata di Blue Like Santa Cruz offre componimenti prettamente folcloristici vicinissimi a Bob Dylan. My Mother è un forte rimando all’artista originario del Minnesota, una chiara esternazione di quale può essere l’influenza più forte di Greco, visto che le sonorità, sembrano estrapolate da Knockin’on Heaven’s Door. L’animo made in Usa che si respira, trova l’apogeo in I’m Walking Alone, una traccia che esonda nel country senza mostrare alcuna lacuna, una piccola parentesi che denota un bagaglio musicale ancora più ampio di quello già offerto. L’espressione in questo progetto è tutto, dove la forte necessità comunicativa emerge perfettamente senza mezze misure incrociandosi, nuovamente, allo stile Dylaniano. Progetto carico di pathos e coraggio, un viaggio “senza ritorno” nell’immaginario della band italiana che, mette assieme, un buon concentrato di maturità artistica al quale non manca nulla, se non la residenza nel continente a stelle e strisce.